STUART ROSH (Accept No Imitations)
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  Recensione del  30/03/2005
    

Stuart Rosh proviene dalla California. Ha registrato il disco ad Half Moon Bay, una località dove memoria storica e grande musica sono di casa. Ed ha assorbito in parte la magia di quel luogo. Accept No Imitations è il suo disco d'esordio, segnalato dalla rivista Paste come una delle pubblicazioni migliori dello scorso anno. Un disco di spessore che mostra un musicista eclettico, capace di passare senza tentennamenti dal folk al blues, dal country al rock, dotato di una buona voce ed in grado di scrivere canzoni di una certa sostanza.
Quello che manca forse a Rosh, che comunque ha tutti i numeri per emergere, è la contintuità ed una certa quadratura del cerchio. Spesso dispersivo, Accept no Imitations oppure California 99, sa però scrivere canzoni di qualità come il country rock Tobacco Road, nostalgico ed evocativo, oppure Love Comes Ashore, che apre in modo perfetto il disco. La pedal steel di Scott Appleton è la protagonista del disco, come conferma la fluida Sweet and Loving Bride, mentre il resto del gruppo è formato dal fiddler Sue Draheim, dalla ritmica di Noah Appleton (batteria) e Dave Coltrarar (basso).
Il suono è l'arma vincente della band che sa esprimersi sia nell'ambito del country più classico (Sweet and Loving Bride), che nel rock (Good Luck) come nel blues (Route 666). Un buon disco di pura Americana. Niente di più, ma neppure di meno. D'altronde quando uno scrive una ballata folk rock dello spessore di When The Words Won't Come, gli si può perdonare anche qualche piccolo errore. La stoffa c'è.