Si sono sciolti poco tempo fa (nel 1997) ma i
Gin Blossoms sono stati una delle espressioni più vive e frizzanti del rock americano anni novanta. Non assimilabili al gran calderone dell'alternative country e nemmeno al magmatico mondo delle jam band, i
Gin Blossoms sono stati una formazione di puro rock chitarristico sintonizzata sulla lunghezza d'onda di maestri come Tom Petty e Rem. A detta di Doug Hopkins, originario autore e chitarrista della band poi tragicamente morto suicida nel 1993, le grandi influenze dei Gin Blossoms sono da cercarsi nel modo di scrivere e di suonare la chitarra solista dei Byrds così come questi sono stati interpretati e rivisti da Peter Buck dei Rem. Se aggiungete che un altro segno distintivo della loro musica proviene da Zal Yanovsky dei Lovin'Spoonful, che l'ascolto del powerpop di Tommy Keene e del suo Based On Happy Times è stato fondamentale ad un certo punto della carriera e che la loro velocità in termine di armonie e chitarre ha a che fare col Tom Petty periodo American Girl, allora capirete quanto i
Gin Blossoms siano stati originali all'inizio degli anni 90 quando il rock americano era completamente in balìa dei Nirvana e di Seattle.
Molto più vicini, grazie a liriche impregnate di inquietudine esistenziale, a Paul Westenberg e i Replacements che al pesantume autodistruttivo del grunge, i
Gin Blossoms hanno saputo crearsi una personalità fuori dal mucchio rappresentando col loro sound brillante e arioso, marcatamente chitarristico (in cinque avevano tre chitarre) la scena musicale di Tempe, un sobborgo di Phoenix in Arizona. Il loro sound, fresco, giovane, melodico quanto basta, ha movimentato il rock del Sud-Ovest e ha creato proseliti in tutta America tanto da influenzare in parte gente come i Refreshments (i loro più stretti epigoni), i Thrillbilly, i Kennedys, gli Say ZuZu e gli stessi Bottle rockets di Brand New Year.
Di soli quattro dischi è fatta la loro avventura, iniziata verso il 1987 con l'album
Dusted della San Jacinto Records contenente tre delle loro più brillanti canzoni (
Hey Jealousy, Cajun Song e Found Out About You) e proseguita attraverso il mini album
Up and Crumbling, perfetto derivato del McGuinnpensiero, l'energetico
New Miserable Experience, uscito al momento della dipartita di Doug Hopkins e ristampato nel giro di un anno con due copertine differenti ed il conclusivo e più melodico
Congratulations ... I'm Sorry, ultimo atto della loro breve saga.
Outside Looking In sintetizza la loro produzione discografica attraverso quattordici brani, ponendo l'accento soprattutto sulle canzoni che hanno fatto fortuna (relativa) nelle classifiche e nelle college radio del South-West dove per qualche anno i loro brani stazionavano nella heavy rotation e l'Arizona era fiera di loro.
Nel disco non mancano comunque episodi meno noti perché, al di là di qualche hit, la loro è la classica storia di una rock n' roll band grande in patria (il Sud-Ovest), con ottimi giudizi critici sulla stampa specializzata ma del tutto ininfluente a livello nazionale. Questo Best ha il pregio di ricomporre sinteticamente la loro storia attraverso i brani più significativi, sia del periodo con Doug Hopkins sia di quello con la lineup del gruppo costituita dai chitarristi e cantanti Robin Wilson, Jesse Valenzuela e Scott Johnson, dal bassista Bill Leen e dal batterista Phil Rhodes.
Scorrono quindi
Hey Jealousy, l'acclamata
Follow You Down, Mrs. Rita, Alison Road, Day Job, l'escursione louisiana di
Cajun Song con la fisarmonica di C.J Chenier, la versione live di
Whitewash e Til I Hear It From You coscritta con il songwriter newyorchese Marshall Crenshaw e contenuta nella fortuna soundtrack del film
Empire Records. Le altre tracce fanno meno notizia ma sono ugualmente amalgamate ad un rock chitarristico tinto di pop, diretto, veloce e senza fronzoli, che ha come limite quello di essere troppo standard nella ripetizione di un unico formato.