ALEJANDRO ESCOVEDO (A Man Under the Influence)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Compiendo un viaggio a ritroso nel panorama musicale statunitense, per delineare il processo evolutivo, che, dal country rock degli anni '60 dei Byrds o dei Flying Burrito Brothers, ha generato negli anni '90, il moderno alternative country dei Son Volt o dei Whiskeytown, risulta inevitabile incappare più volte nel nome di Alejandro Escovedo.
Nel corso della sua lunga carriera iniziata nella seconda metà degli anni '70, Escovedo forma i Rank and File e i True Believers, due formazioni meteora, che nello spazio di pochi album e con un'aggressiva mescola di country e punk, possono essere considerate antesignane dell'attuale scena alternativa.
In una carriera solista che l'ha visto sperimentare coraggiose soluzioni sonore e realizzare prove splendide come With these hands, Alejandro non ha mai perso di vista il legame con la musica tradizionale, con il country, il folk ed il background del natio Texas. La quadratura del cerchio è rappresentata dal suo presente contratto con la Bloodshot records, l'etichetta di Chicago che è un punto di riferimento per molte band del settore, e dal nuovo album A man under the influence, che oltre ad essere una sintesi della poetica di Escovedo, a giudicare dai nomi degli ospiti, sembra un condensato del genere Americana.
Ballate intense, momenti di lucida introspezione, vigorosi rock'n'roll, sulfurei movimenti d'archi e ariose sfumature country, bucoliche atmosfere rurali e chitarristici roots rock, vedono sfilare musicisti del calibro di Ryan Adams e Caitlin Cary dei Whiskeytown, Eric Heywood dei Son Volt, Chris Phillips degli Squirrel Nut Zippers, Tonya Lamm delle Hazeldine e Chip Robinson dei Backsliders.
Prodotto dallo specialista Chris Stamcy, A man under the influence, che ha un suono splendido, mai così vicino alle radici della musica americana, è un incontro generazionale, in cui alcuni dei migliori giovani musicisti del Nord Carolina miscelano abilmente la moderna sensibilità alternative country con la scrittura originale, la vena cantautorale e l'anima da rocker di Escovedo.
Interpretata da una voce dai tratti marcati e dalla timbrica personale, la poesia da strada di questo autore cultizzato e spesso sottovalutato, è tradotta in musica dalle ritmiche distese e dalle dolci melodie di Rosalie e della splendida Across the river, intense ballate elettroacustiche dalle tenui sfumature country con voce e chitarra in primo piano, morbidi riverbri di pedal steel ed atmosferici interventi dalla sezione d'archi; altrove si trasforma invece nella filosofia spicciola del rock'n'roll, come in Castanets, a cui Jon Wurster e Mac MacCaughan dei Superchunk conferiscono un suono sporco ed incalzante con una carica ritmica che lascia senza fiato, a sostegno dei graffianti assolo delle chitarre elettriche.
Lo stretto legame con la musica tradizionale traspare dalle note di Follow you down e Wedding day, due composizioni in cui la sezione ritmica è praticamente assente, interamente incentrate sugli strumenti a corda, chitarre, violino e pedal steel, che pennellano dolcissime melodie acustiche dai toni folk, avvolte in un vacuo sentore di malinconia. Rhapsody e Velvet guitar sono energici country rock dall'anima roots con una ritmica incisiva e un suono limpido, in cui strumenti acustici ed elettrici si intersecano alla perfezione; assolutamente imperdibile la ballata dylaniana dai contorni elettrici Don't need you: la melodia dall'ampio respiro, l'inciso della chitarra elettrica di Heywood, dietro alla quale si stagliano il violino e l'organo, il ritornello in duetto con Ryan Adams rendono questo brano un piccolo gioiello.
Decisamente originali gli arrangiamenti dell'iniziale Wave con un'apertura dalla ritmica lenta e dalle sonorità sommesse, che si distendono in avvolgenti armonie nel ritornello; di As I fall con la sezione d'archi a riempire gli spazi lasciati dalle chitarre elettriche, e di About this love, un anomalo amalgama di malinconiche melodie di violino e pedal steel, desertici assolo di chitarra elettrica ed evocativi cori. Con impeccabili impasti sonori, affascinanti armonie e rigeneranti svolte elettriche, A man under the influence è senza dubbio uno degli album migliori creati dalla penna di Escovedo.