RECKLESS KELLY (Wicked Twisted Road)
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  Recensione del  16/02/2005
    

Un album che si snoda come una strada nell'Ovest americano, una pista polverosa battuta alla ricerca dell'amore perduto e poi ritrovato, un cammino difficile e insidioso lungo la stessa via. Così l'ultima fatica dei Reckless Kelly, presentata come una saga on the road attraverso l'epica del viaggio, che affronta tredici brani come una colonna sonora per mettersi di fronte all'orizzonte di un'America più classica che moderna, ed incontrare sullo stesso cammino pericoli molto più insidiosi di quanto un percorso affrontato migliaia di volte possa far credere.
Dallo stereotipo la band dei fratelli Braun riesce in qualche modo a divincolarsi, sebbene il confronto non sia dei più facili e veramente una Wicked Twisted Road. Attraverso di essa si apre il cd, confezionato ad arte tra ballate rock e stradaiolo romanticismo, in una cornice chiusa intorno a una title track pregna di nostalgico country sound e fughe elettriche dal sapore sudista lungo tutto il west. Quasi a dirsi un viaggio dall'Oregon al Texas, come quello che gli stessi Reckless accasatisi ad Austin hanno effettivamente affrontato, scegliendo di condurre musicalmente la loro macchina lungo l'autostrada delle radici.
Qualcosa che si sente, e non suona affatto come una scelta forzata quando si ascolta la profonda limpidezza vocale di Willy pure in Dogtown, non meno intimista ma più solare della prima. Cody è protagonista invece col violino in bella evidenza nell'incipit della quasi celtica e comprensiva di fiddle Seven Nights In Eire. Un excursus che potrebbe varcare i confini a stelle e strisce, quanto le origini della tradizione musical popolare in USA fanno ben pensare ascoltando brani di tal fatta.
Ma il cuore di altre ballate come la quarta A Lot To Ask o la sesta e più elettrica These Tears batte dentro casa, quasi che ascoltassimo Take It Easy degli Eagles che le stesse canzoni ricordano. Prima che il rombo dei motori ci piombi nel più violento rock'n'roll da roadhouse con Sixgun o Wretched Again, in una vera e propria hard track da southern band. Quest'ultima forse tra le migliori, con botta e risposta di chitarre elettriche distorte combinate a un bel contrappunto dei cori in un corposo sostegno sonoro.
La fine della strada sopraggiunge con l'altra interessante Stick Around, col basso in crescendo all'unisono con tutto il resto e sembra che il vento spazzi i blizzard sulla main. Già i titoli di coda si intravedono sulla gradevole Baby's Got A Whole Lot More, quando in dissolvenza è la ripresa strumentale di Wicked Twisted Road, a chiusura dell'ultimo lavoro dei Reckless Kelly - in uscita dal 15 febbraio - suonato molto bene, ma a tratti un po' di maniera.