MARY GAUTHIER (Mercy Now)
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  Recensione del  16/02/2005


    

Sembra uscita da un romanzo ottocentesco Mary Gauthier e invece è solo una sopravvissuta del grande sogno Americano. Il rock non le ha cambiato la vita, le ha salvato la vita. A quindici anni era già in fuga, da un padre alcolizzato e da una madre votata al suicidio. Ruba la macchina di famiglia e lascia Baton Rouge, corre verso il nulla, verso un'esistenza fatta di abusi fisici, alcol e droghe, furti. Il giorno del suo diciottesimo compleanno è in carcere ma lo stato della Louisiana e il proprietario di un ristorante le offrono una possibilità di riscatto. Lavora in una tavola calda vicino al campus della LSU e si iscrive alla facoltà di filosofia dove impara che l'importante non sono le risposte ma le buone domande.
"Le canzoni dovrebbero finire con una domanda non con una risposta". Non smette di drogarsi e quando la droga diventa difficile da maneggiare, Mary Gauthier abbandona la Louisiana e si trasferisce a Boston dove frequenta la Cambridge School of Culinary Arts e apre un ristorante cajun nella Back Bay. Il Dixie Kitchen le consente di vivere una vita solo apparentemente lontano dalla strada affinando la sue doti creative coi menù e con la grafica ma la necessità di disintossicarsi ad un certo punto diventa impellente, irrimandabile.
Dopo essersi liberata dalla dipendenza, Mary Gauthier scopre che i demoni possono essere calmati con la scrittura. Finalmente pulita e sobria scrive, all'età di 35 anni, la sua prima canzone, Goddam HIV, lucida e amara prospettiva di un gay contagiato dal virus. La sua biografia maledetta, la sua vita a contatto con il degrado e le dipendenze divengono la ragione di una ritrovata responsabilità. Attraverso la musica e la scrittura rivede la luce e quello che una volta era sprezzo per la vita, per il corpo e i sentimenti adesso è motivo per creare canzoni che non fuggono la paura e l'oscurità ma la esorcizzano. Un primo album, Dixie Kitchen del 1997 le fanno guadagnare una nomination nei Boston Music Award, i seguenti Drag Queens in Limousines (1999) e Filth and Fire (2002) la impongono come una delle nuove realtà nell'ambito dei singer/songwriters ombrosi, un nome da affiancare a quelli di Lucinda Williams, Tom Waits, Nick Cave.
Mercy Now è un album terribilmente oscuro e malinconico, condizionato dal clima plumbeo e funereo di molte canzoni autobiografiche, canzoni che traducono la strenue lotta della Gauthier contro le miserie della sua esistenza in una musica scarna e dolente fatta di blues sottopelle e strascicato folk-rock. Una musica profondamente ancorata nei suoni del sud e della Louisiana con molti accenti di country, di folk rurale e hillibilly, di swamp-rock. Suoni paludosi, con echi di lontananze ancestrali, ballate pigre e dolorose, una intelaiatura di basso/chitarra/batteria con l'aggiunta di pochi ma precisi strumenti, un violino, un violoncello, un organo Hammond, un banjo, meticolosamente messi a punteggiare una musica che suona comunque luminosa nonostante le ombre che la minaccino.
Fin troppo facili gli accostamenti con Lucinda Williams per via di una voce cadenzata e goin'down, di una cultura musicale simile e di un ambientazione geografica che è più di un semplice sfondo. L'area che si estende tra New Orleans, Baton Rouge e Lafayette ovvero la Louisiana dei territori cajun e dei romanzi di James Lee Burke è la suggestiva e sinistra location di storie di gotico americano che in Wheel Inside The Wheel arrivano ad evocare i 16 Horsepower e per il resto del disco non fanno che ricordare gli umori da retrivo deep south di Essence, il penultimo disco della Williams. Ma sarebbe riduttivo considerare Mary Gauthier come una clone della Williams perché tiene a sottolineare che più che una singer/songwriter lei si considera una "truth teller" perché il compito di un artista è rivelare l'esperienza umana. Ovvero sapere scavare dentro se stessi per portare in superficie le più crude verità in modo che altri le usino come specchio per poter vedere sé stessi. "
Perché la parte più intima di me - afferma Mary Gauthier - è la parte più universale di me". Dieci canzoni di disarmante tristezza e sincerità, dove i toni del blues e i suoni agri del folk/rock compensano un mondo di parate funeree (Wheel inside Wheel), amori perduti (Falling Out of Love), vuoti esistenziali (Empty Spaces), smarrimenti (I Drink e Drop In A Bucket) e dove la musica funziona per l'autrice come una chiave per aprire una stanza in cui per tanti anni è stata prigioniera. Catartico.