Ecco finalmente tra le nostre mani il nuovo lavoro di
Billy e Wilco basato sui testi inediti scritti da
Woody Guthrie e conservati dalla figlia Nora con amore e competenza. Ammetto che il primo ascolto può fare inorridire il cultore guthriano ma giustamente sia Bragg che i Wilco hanno preferito muoversi su un terreno a loro caro piuttosto che cercare di rifare il verso al più grande bardo americano. Billy e i Wilco - il primo, artista inglese di chiara appartenenza politica e con oltre vent'anni di militanza musicale i secondi, una band di Chicago guidata dall'ex
Uncle Tupelo, Jeff Tweedy e Jay Bennett con all'attivo album di grande bellezza - si sono ritrovati a togliere la polvere del tempo agli scritti del tempo.
Le basi del progetto furono gettate nella primavera del 1995 quando Nora Guthrie accennò l'idea a Bragg, in un secondo tempo Billy coinvolse i Wilco e lentamente il progetto prese forma. Billy e i Wilco riescono davvero a dare una forma nuova alle composizioni di Guthrie scritte tutte tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio dei Cinquanta. Molte sono le canzoni degne di note fra queste vano segnalate la
Walt Whitman's Nice è un folk rock ben strutturato, a cui Billy Bragg da voce: Wilco sono presenti con il classico sound roots, con un'armonica che fende l'aria. Ma la canzone, non particolarmente originale, scrorre via in modo abbastanza lineare.
Decisamente più bella
California Stars, cantata da Tweedy, con il classico passo Wilco, ed una interessante progressione roots rock: la ballata ha qui chiari connotati Guthriani e il suono, quasi country, riesce a rendere perfettamente l'atmosfera che le liriche richiedono.
Way Over Yonder in the Minor Key, canta Bragg, è ben costruita ed è molto vicina allo spirito del suo autore: in questo caso Bragg ha saputo scrivere un brano dalle forti tinteggiature folk, in cui l'atmosfera acustica e l'uso della doppia voce giocano un ruolo decisivo.
Birds and Ships è una toccante ballata acustica cantata da Natalie Merchant, che rimane vicino alle liriche che la hanno generata.
Hoodoo Voodoo, canta Tweedy, e un brano rock ruvido, tipico della band di Chicago, ma che non ha punti in comune con il menestrello di Okemah.
She came along to me è molto sixties oriented: Bragg compone e canta con trasporto una ballata dalla struttura folk rock, e, in questo caso, interpreta bene lo spirito di Woody.
L'armonica, la musica avvolgente dei Wilco e la voce di Billy fanno vibrare la canzone in modo adeguato.
At my window sad and lonely, è la volta di Tweedy come cantante, è una interessante composizione dal tessuto folk rock, struggente quanto basta, strascicata e fluida: cresce di ascolto in ascolto.
Ingrid Bergman: Woody era un fan dell'attrice svedese, ed ha scritto diverso materiale su di lei. Questa ballata, fortemente voluta da Billy e Nora, è stata scelta ad hoc per dare un quadro differente della scrittura del suo autore.
Tra le cose più riuscite del disco.
Christ for President vede di nuovo Tweedy alla voce: brano roots, con un banjo in lontananza ed una ritmica molto accentuata dietro alla voce. La canzone ha una struttura decisamente guthriana, e si difende bene.
I Guess I planted è un rock diretto e lineare, semplice ma non scontato: Bragg canta con voce distesa, ma il brano sembra venire più dal repertorio dei Kinks che da quello di Woody.
One by one vede di nuovo i Wilco, con la voce di Jeff, protagonisti.
Bella canzone, nello stile dei quattro Chicagoani: ma anche in questo caso, non ci vedo alcuna connotazione Guthriana.
Eisler on the Go è una composizione triste, dal tessuto acustico, con Bragg che canta molto bene, con trasporto: lo spirito dell'autore si affaccia pallidamente, ma l'arrangiamento è troppo distante dai suoi intenti.
Hesitating Beauty, ancora i Wilco protagonisti, è pimpante: un folk rock con influenze country, Tweedy canta con voce accesa, la band lo segue in modo perfetto e la canzone, pur strutturata in modo moderno, mantiene un saldo legame con la tradizione.
Another Man's Done Gone e The Unwelcome Guest chiudono il disco. Entrambe sono cantate da Bragg, pianistica e languida la prima, soffice e countreggiante la seconda, con una bella steel dietro alla voce, quasi un lamento country distante e sofferto: in quest'ultimo caso Bragg centra finalmente il bersaglio. Un bel disco, se preso per quello che ci propone, un po' meno riuscito se si pensa che si tratta della messa in opera di liriche di Woody Guthrie dove, molto spesso, lo stile, ma anche il modo di proporsi dell'autore non sono assolutamente presi in considerazione. Ma questo è solo un parere personale.