LOST TRAILERS (Welcome to the Woods)
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  Recensione del  08/08/2004
    

Una band all'esordio (su major) che viene presentata con dei paragoni altisonanti: Allman Brothers Band e Black Crowes. Ma, una volta tanto, i nomi citati hanno un fondamento. I Lost Trailers sono una band del Sud, vengono da Atlanta ed il frontman, Stokes Nielson, è un uomo del Sud a tutti gli effetti. Sono in giro da circa quattro anni, hanno già registrato un disco (venduto solo via Internet, Trailer Trash) e Stokes è la guida, la mente creativa della band. Dotato di una voce potente è anche l'autore principe e la chitarra solista.
L'altro musicista cardine è Ryder Lee, il pianista ed organista del quintetto, uno che sa dove mettere le mani ed ha una voce adatta a sostenere quella del leader nelle armonie vocali. Il resto del gruppo è formato da Andrew Nielson, basso (fratello di Stokes), Jeff Potter (batteria) e Manny Medina (chitarra ritmica). Le radici di Stokes sono forti e molto equilibrate: è un grande fan di Bruce Springsteen e la sua musica gli deve molto (ascoltate Averly Jane, che però si chiude con una jam degna degli Allman), ma gli piacciono molto anche The Band, Tom Petty, Bob Seger, Bad Company, Willie Nelson e Rolling Stones. E questo non lo si evince dalla sua biografia, ma dal suono dei Lost Trailers: un suono solido e potente, rock al cento per cento, con elementi southern fortemente radicati nelle melodie.
Una manciata di canzoni possenti, con andamento talvolta epico, sonorità coinvolgenti ed un wall of sound fornito da ritmica - tastiere, chitarre -, su cui si eleva la voce di Stokes. Indubbiamente una bella sorpresa. Un gruppo che fa rock, vero rock, un gruppo giovane. Nessuna tendenza particolare, nessuna furbata, niente di niente, solo rock : quello da mettere quando si sale in macchina e si guida accompagnati da una musica solida, potente, coinvolgente.
Ascoltando Welcome to the Woods (il titolo deriva da un incontro con Willie Nelson) sembra di tornare di botto negli anni settanta, in un periodo in cui il rock era la musica ed il resto non contava nulla, o ben poco. Canzoni fiere, melodie potenti, un sound poderoso e la voce di Stokes a guidare il tutto. Canzoni di valore, che si ascoltano e si riascoltano, canzoni come The Battery, con cori alla Lynyrd Skynyrd ed una forte impronta Rolling Stones, o Longfall, che richiama certe composizioni di Adam Duritz, ed Atlanta, che ha dalla sua una melodia intensa ed un forte impatto emotivo. Down in the Valley e Walking Blind ci portano nei territori cari a Widespread Panic e Little Feat. Lo so, è tutta la recensione che riprendo nomi altisonanti, ma vengono evocati dalla musica dei Lost Trailers, una band che nasce con un background ricco e che, se supportata, sarà in grado di fare molto bene.
Il problema sta nel fatto che la musica di questo genere oggi in Usa non è popolare, non ha appeal presso i giovani né possibilità di andare in classifica, ma se i fans del southern rock o quelli a cui piace il vero rock avranno la possibilità di sentirla, sicuramente farà strada. E poi Welcome to the Woods ha molte frecce al suo arco: la ballata Love and War, con il piano che ricama dietro alla voce, oppure l'amara Fire on the Ponchartrain, una lunga ed emozionate composizione dal piglio evocativo, che chiude il disco e che si rivela come una più belle di Welcome to The Woods. Overcrowded Town è ancora dominata dal piano mentre Walking Blind si candida tra le migliori per la sua intensità, sempre guidata dalla voce forte di Stokes. Ma anche le già citate Averly Jane e The Battery e Pontchartrain si mettono in fila per dare al disco uno spessore maggiore.
Non c'è una canzone scadente ed i Lost Trailers riescono a mettere su disco un'ora di musica senza scendere a compromessi di alcun genere. Se le ballate sono il fiore all'occhiello di Stokes, i brani più rock chiudono il cerchio e rendono i Lost Trailers una rock band completa. Un disco di vero rock, senza fronzoli, da suonare a volume molto alto e da gustare da cima a fondo, senza sprecare una sola nota. Welcome to Lost Trailers.