WHY STORE (Two Beasts)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Torna il quintetto di Indianapolis a due anni dall'esordio «adulto» (hanno alle spalle anche due dischi indipendenti), un disco che ci era piaciuto per la sua miscela di vari generi tipicamente americani. Infatti i Why Store, nel loro omonimo debutto, passavano con la massima naturalezza dal rock al pop, dal country al blues, dalle ballate alle jam sudiste, il tutto con la massima semplicità e nitidezza di suoni. Non è da meno questo Two beasts: canzoni pure, intense, potenti, guidate dalla grande voce di Chris Shaffer (quasi baritonale, ha dei punti in comune con quella di Brad Roberts dei Crash test Dummies) ed il resto della band (Michael Smith, Charlie Bushorr, Jeff Pedersen e Greg Gardner) che da il miglior contributo possibile.
La produzione asciutta del noto Mike Wanchic (che lavorò nei più bei dischi di John Mellencamp) fa il resto. Si parte subito bene con Working, ballata rock di sapore sudista dai toni epici, voce stentorea, chitarre spiegate e grande rispetto per le sonorità del passato. La scattante Burnout porta alla cadenzata No matter, sullo stesso piano del brano d'apertura: ottimo impasto di chitarre e organo e ritornello vincente. La title track è una bella ballata, con inizio acustico, melodia di grande impatto e buoni contrappunti pianistici; la divertita Do Do Do è un rock in cui l'ugola di Shaffer da il meglio di sé.
Tutti i brani sono ben costruiti, piacevoli e densi di musicalità, carichi di passione per i classici autori della nostra musica: ascoltate ancora Manic man e Here i go, ballate epiche con atmosfere d'altri tempi (l'assolo di piano nella seconda è tutto da godere). Who is your love? è leggermente più FM, ma non supera il livello di guardia, Everybody è un po' confusa, ma Montague è un'altra grande canzone: inizio ipnotico, poi la melodia si snoda fluida fino al formidabile ritornello, uno di quei motivi che «uccidono» l'ascoltatore.
She's broken e Story song sono più countreggianti, anche se la componente rock è sempre ben presente, mentre la saltellante e pianistica When you're high, che chiude il Cd, è una rigenerante boccata d'aria fresca.