Dopo oltre due anni e mezzo dal suo ultimo disco di studio, «
This Time», ma solo a pochi mesi di distanza dall'ottimo «
Dwight live», Yoakam, il nostro country-man favorito, torna con un nuovo album di studio. «
Gone», questo il titolo, è il suo disco più innovativo: è una lezione di storia sui vari stili della musica americana, dall'honky tonk al tex mex, dal ballroom country al soul stile Stax, per tornare al classico country matrice Bakersfield.
L'album ha un solo difetto, breve, infatti dura poco più di trentatrè minuti, ma è godibile dalla prima all'ultima nota e si ascolta tutto d'un fiato e forse, ad ascolto ultimato il minutaggio breve finisce con l'essere persino un pregio. Dwight canta con la particolare voce nasale e compone tutti i brani (un paio in coppia con Kostas), variando stile e suoni, canzone dopo canzone. "
L'ho scritto per soddisfare la gente che compra i miei dischi ma anche me stesso: ho cercato di sviscerare le mie radici, unendo però arrangiamenti completamente diversi rispetto al passato".
"
Questo disco è la sintesi", continua Yoakam, "
di quanto ho ascoltato nel corso della mia vita: quello che ho ascoltato alla radio quando ero ragazzine), da Jimmy Reed a Buck Owens, dai Rolling Stones agli Statler Brothers, da Otis Redding a Bob Wills: ho cercato di creare un cocktail di musica che oggi non si riesce più a sentire, che nessuno suona più". Sante parole Dwight: «
Gone» è un grande disco, si ascolta con piacere, grazie alla strumentazione mai ridondante in cui steel e chitarre elettriche vanno di pari passo, spesso sottobraccio con archi e fiati.
Prodotto dall'amico Pete Anderson, «
Gone» vede Dwigth assieme allo stesso Anderson, puntuale chitarra solista, ed al resto della sua band (Tras Prodaniuk, Skip Edwards, Jim Christie, Scott Joss), quindi Dean Parks, Tom Brumley ed una sezione fiati molto interessante. Ci sono dei brevi interventi vocali dei Rembrandts e di
Joy Lynn White.