Forse si può cominciare dalla fine, dall'orazione funebre pronunciata dall'amico Guy Clark in un giorno di gennaio del 1997: «
Townes ha lavorato tutta la vita per arrivare a questo momento». Inizio anni '60: i signori Van Zandt sono texani ricchi, l'unico loro problema è quel figlio un po' strano ("
sindrome maniaco depressiva con tendenze schizoidi", recita il referto medico). Provano ad aiutarlo con l'elettrochoc e la scuola militare.
Lui risponde frequentando ragazzi a modo come Roky Erickson e John Belushi e cominciando a scrivere (il primo album è del 1968) canzoni troppo introverse per essere folk e troppo oscure per essere country. Ce n'è una del 1971 che si chiama
Nothin e dice: "
Dolore e solitudine, queste sono le cose preziose. E le sole parole che vale la pena di ricordare". Dalla fine degli anni '60 Van Zandt è in perenne movimento fra Houston, New York, Nashville.
Il suo disco più bello lo incide proprio nella città del country commerciale e sorridente e, per spirito di macabra polemica con un mondo che prima lo cerca e poi lo respinge, sceglie d'intitolarlo "il grande, defunto Townes Van Zandt". È l'opera che gli consegna ufficialmente l'eredità musicale ed emozionale di Hank Williams (
Honky tonkin') e nel quale il texano dagli occhi tristi indica la via che, anni dopo, seguiranno Will Oldham e altri compagni d'introversione: melodie struggenti, arrangiamenti scarni, anima in pezzi perché solo così si può scrivere ed essere veri (
Snow don't fall, If I needed you).
Ma alla storia passa soprattutto
Pancho & Lefty, che gli procura la celebrità come autore e i soldi utili a maltrattare meglio il fegato. È una piccola epopea western in cui male e bene si confondono e morte e vecchiaia sono gli unici esiti possibili.
La canzone però è così bella che la incideranno almeno in cento, non pensando troppo ai contenuti. La versione più commovente la canterà Emmylou Harris. Willie Nelson e Merle Haggard ne faranno anche un video dove Van Zandt appare fuggevolmente nei panni di vigilante. Lui che su se stesso proprio non sapeva vigilare.