JOHN TRUDELL (Aka Grafitti Man)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Diceva Pete Seeger, durante una recente comparsa a Torino, che attualmente negli Stati Uniti esiste un movimento folk di grande potenzialità, simile per certi versi a quello degli anni '60, ma di cui nessuno parla. Né la stampa, né gli altri media dedicano a questo fenomeno, neanche tanto clandestino, il dovuto seguito ad eccezione per qualche caso eclatante come Michelle Shocked. John Trudell è un cantante e autore di protesta che ha tutti i diritti di appartenere a questo new movement se non altro perché appartiene ad una delle minoranze più represse e segregate d'America, quella indiana.
La sua musica non è folk ma segue le linee scheletriche di un rock nervoso e aguzzo basato su un'ossatura di chitarra, basso e batteria a cui volte si aggiungono un organo (Doug Legacy o Bill Payne o Mike Utley), un sax, un armonica. Se aggiungete che la voce di Trudell, espressiva e profonda come un canyon, assomiglia in modo inequivocabile a quella di Lou Reed capirete come Aka Grafitti Man possa essere confuso con delle outtakes, rintracciate in una riserva indiana, di New York.
Le affinità tra i due autori sono molteplici e non si limitano al timbro di voce e alla struttura dei pezzi, concepiti come base musicale per il talkin' lento, ipnotico e urlato, da predicatore rock di John Trudell. Anche l'indiano è in possesso di visioni da vendere, graffianti, dure, acide, che traduce in poesia da strada, accusatoria verso una realtà che non risparmia minoranze e deboli, emarginati e vinti. Poesia rock in diretta, senza retoriche e lamenti alla Tracy Chapman, ma fiera, orgogliosa e convincente, con quell'aria elettrica sferzante che la accomuna a streets-acts urbani come Lou Reed, Garland Jeffreys, Bob Dylan, Billy Bragg.
Fulcro musicale del disco sono i due chitarristi Jesse Ed Davis e Mark Shark, con cui a metà degli anni '80 Trudell registrò i dodici pezzi qui riportati, pubblicandoli su una cassetta edita dalla label dello stesso autore. Jackson Browne venuto a conoscenza del lavoro diede la possibilità a Trudell di rimixare il tutto aggiungendovi una solida base musicale con Gary Ray e Chad Cromwell alla batteria, Bob Galub e Rick Eckstein al basso, Quiltman alle percussioni e Steve Soles, Kris Kristofferson e se stesso alle voci. Il risultato è allettante e suggestivo perché unisce la pittoresca poesia dei nativi americani, quindi il folk etnico, ai rumori eccitanti del rock.