Il classico disco che non ti aspetti. Paul Thorn, nativo di Tupelo in Mississippi (come Elvis), è un esordiente totale (uno dei tanti, direte voi): il fatto è che «Hammer and nail» è uno di quei dischi preziosi che in un anno si contano sulle punte delle dita. E dire che, se oggi abbiamo fra le mani questo disco, lo dobbiamo forse a... Roberto Duran!
Andiamo con ordine: Paul, figlio di un predicatore, ebbe il suo primo approccio con la musica suonando il tamburello in chiesa, ed incominciò a lavorare nella prima adolescenza, prima di dedicarsi anima e corpo alla boxe; in questa nuova carriera Paul ebbe dei discreti risultati, arrivando persino a sfidare ad Atlantic City, nel 1987, il noto pugile Roberto Duran («Il punto più alto della mia carriera» dice oggi Paul) subendo però una sconfitta che forse lo convinse a buttarsi sulla musica (anche se non si può certo dire che dalla boxe al rock il passo è breve...).
Paul iniziò come songwriter per gente come Tanya Tucker e Ronnie Mislap (!!), e facendo qualche show come opening act per Sting (!!!), fino al debutto assoluto su Major di quest'anno. Ebbene, come ho già accennato, «Hammer and nail» è un debut album strepitoso, da mettere sullo stesso piano (pur essendo musicalmente diverso) dell'esordio di Andrew Dorff, o delle opere prime di gente come Todd Snider e Mare Cohn: Thorn è un cantautore rock urbano, con echi di Springsteen ed epigoni vari ma ha un tocco personale ed un feeling che lo elevano dalla massa dei «derivativi», facendolo sembrare un rocker d'esperienza e non un ragazzo alle prime armi.
Thorn scrive tutti i brani (insieme ad un certo Maddox), e li canta con voce ben impostata, roca e potente quanto basta (ricorda Will T. Massey o il Willy DeVille più aspro); fra i session-men presenti spiccano i nomi del bassista Leland Sklar, di Micheal McDonald (ex Doobie Bros.) e dell'ottimo chitarrista Bill Hinds, cui va buona parte del merito della riuscita del disco.