KUDZU KINGS (Y2Kow)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Se guardate la copertina, o meglio il retro, prendete il CD e lo buttate via. Il Kudzu è una pianta di importazione Giapponese (è arrivata in Usa neglla seconda metà del 1800) molto popolare nel Sud degli Usa. I Kudzu Kings arrivano invece da Oxford, Mississippi. Sono in sei, si vestono come dei cretini, ma sanno suonare. La band è formata da Robert Chaffe, George McConnell, Chuck Sigler, Tate Moore, Tommy Bryan Ledford, Dave Woolworth. Il quintetto, che si è fatto un bel nome a livello locale, esegue pura "americana". Country rock con elementi moderni, un tocco di bluegrass ed una manciata di canzoni solide. Hanno cominciato nel 1993, ed hanno esordito con l'album omonimo, The Kudzu Kings, tre anni dopo.
Quel disco, prodotto da Jim Gaines, ha generato alcuni brani che hanno reso la band popolare nell'area del Mississippi e zone limitrofe: Driving, Rototiller, Uninvited, Amsterdam. Si ripresentano tre anni dopo con Y2Kow, una delle copertine più brutte del decennio, ma, per contro, un disco vitale che mischia sonorità classicamente americane. I Kudzu Kings piaceranno a chi era legato al suono di gruppi come New Riders of the Purple Sage, Commander Cody o Flying Burrito Bros. L'album dura 65 minuti e la traccia più appariscente è sicuramente Bound For Zion che dura la bellezza di diciotto minuti! Si tratta di un brano di estrazione rock formato da tre differenti canzoni ma suonato con molta forza che delinea la diversità dei Kings rispetto ad altri gruppi del settore.
Il resto del CD è più tradizionale. Dall'apertura bluegrass rock di Hangover Heart, al classico country, con cadenza texana, Bryan's Song, dove chitarre e steel creano un solido tappeto sonoro. Ed ancora: Mellie è uno scatenato folk rock, My Guitar un rock cadenzato, Tennessee una ballad dai sapori rurali. L'album prosegue su questa varietà di temi, sempre piuttosto godibile. Altri brani degni di nota: Two Three Four, la bella Fortunate Blues, ballata di grande spessore dotata di una melodia coinvolgente, Everywhere, per chiudere con la semi acustica, ma degna di Johnny Cash, country folk ballad Jaco's Lament, altro momento topico dell'album.