Ecco, finalmente, l'altra metà degli
Uncle Tupelo all'attesa prova d'esordio solista. Di
Wilco, la band di
Jeff Tweedy, abbiamo già ampiamente parlato sui numeri scorsi: ora è la volta di
Jay Farrar e dei suoi
Son Volt. Farrar e Tweedy erano le due teste pensanti degli Uncle Tupelo ma, a detta di molti, la vera mente era Jay Farrar: poi, con l'uscita del disco dei Wilco, anche Tweedy ha mostrato di che pasta era fatto. «
A.M.» è stato un disco sorprendente e, alla distanza, è cresciuto ulteriormente, mostrando idee ed un suono di notevole spessore, anche superiore alla vecchia band. Anche Farrar, dal canto suo, mantiene quanto ci si attendeva: un suono semplice, tra country e rock, più country che rock, ma meno aperto rispetto ai Wilco.
Infatti Tweedy ha ampliato l'orizzonte del suono, rispetto ai giorni coi Tupelos, mentre Farrar non fa altro che ripercorrere il suono della vecchia band. «
Trace» è un buon disco, piacevole e ben fatto, suonato con gusto, ma non riesce a scuotermi come era successo coi Wilco: non ho avuto alcuna sorpresa ascoltandolo, era quello che mi aspettavo, ma niente di più. Le influenze sono quelle classiche: country, Neil Young, spruzzate punk (molto ridotte ormai). Poi c'è la voce, più caratteristica di quella di Farrar, ma anche più monocorde: il dualismo faceva del bene a Farrar, e questo non è certamente sfuggito a Tweedy. In parole povere: Wilco è un gran bel disco, Son Volt è solo un bel disco.
Mi sembra ovvio che Jay non può avere smesso di colpo di fare buona musica, ma la sua vena malinconica scivola talvolta nel ripetitivo e le sue ballate introverse non sempre riescono ad uscire da uno schema prefissato: non ci sono canzoni come «
Box full of letters» o «
Casino queen» tanto per intenderci. I
Son Volt sono in quattro:
Jay Farrar (voce e chitarra),
Jim Boquist (basso: era nella band di Joe Henry),
Dave Boquist (chitarra, violino, banjo, dobro e lap steel),
Mike Heidorn (batteria: già nella prima formazione di Uncle Tupelo): aggiunti in session Eric Heywood (pedal steel), Marc Perlman, Craig Krampf e Dan Newton.
Il produttore, come nel caso di Wilco e di «
Anodyne» dei Tupelos, è sempre Brian Paulson e se da una parte è un pregio, perché Paulson ha saputo cavare un suono di studio egregio a questi ragazzi, è anche un difetto perché il suono rimane lo stesso e nel paragone vince la band di Tweedy. Le canzoni si dividono equamente tra acustiche ed elettriche, con cadenza pari, e Farrar si prende sulle spalle in toto il lavoro d'autore.