TODD SNIDER (Step Right Up)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Todd Snider, esordiente alla fine del 1994 con l'ottimo «Songs from the daily planet», ha finito col prendere un mucchio di voti e, di conseguenza, vincere la speciale classifica che ogni anno il Busca dedica agli esordienti. Quei 495 voti sono significativi e Todd, che molto ha seminato con il suo eclettico esordio, ha finalmente portato a compimento il suo secondo lavoro. Disco critico a tutti gli effetti questo secondo album: infatti il nostro eroe farà come la maggior parte degli esordienti, cioè raccoglierà quanto seminato senza uscire più dal suo orticello?
Oppure, sconfessando quanto molti si augurano, continuerà ad esplorare gli sterminati tenitori a nord del folk per cercare una forma musicale ancora più personale e scevra da imitazioni? Oppure farà come altri suoi coetanei scendendo a compromessi con l'industria e cercando di svendere la propria musica e, quindi, la propria immagine ? Da parte mia non ho mai avuto dubbi su quanto avrebbe fatto Todd: le sue qualità, così brillantemente palesate nel lavoro d'esordio, vengono pienamente confermate in questo secondo lavoro. «Step right up» non è un disco costruito con fatica né un album che richiede particolari sforzi, è un lavoro limpido e puro in cui le radici dell'autore vengono ancora più in luce.
Todd è un cavallo di razza, uno di quegli autori che hanno il raro dono di creare motivi che hanno in nuce la forza della tradizione e di renderli propri: per certi versi questa qualità mi ricorda una peculiarità del grande David Bromberg, cioè il sapere scrivere della musica propria ed eseguirla in maniera tradizionale e, al contempo, di eseguire musica tradizionale in modo talmente personale da farla sembrare propria.
Pur con le debite differenze trovo che Todd abbia questa rara qualità: infatti nel suo modo di scrivere entrano moltissimi elementi tradizionali ma, malgrado tutto, la sua musica è personale. Prendiamo ad esempio una canzone come «Enough»: l'intro è quello di «When you walk in the room» (un brano dei sessanta scritto da Jackie DeShannon e reso celebre dai Searchers), ma poi il brano prende una sua forma ed una sua melodia, anche se la chitarra è byrdsiana, e, pur tra cotanti termini di paragone, la canzone è di Todd perché ha il suo marchio, il suo suono, la sua voce.
Lo stesso può valere per l'acustica «Tension» che mai sarebbe esistita senza Dylan: eppure Snider, con quella voce particolare, la fa sua, e ci consegna un moderno talkin' blues, in pieno rispetto di Bob e del suo maestro Woody Guthrie. Canzone dal testo molto interessante, «Tension» mette a nudo i problemi della società attuale, con frasi secche come «La gente ama ancora la droga», oppure «Diavolo, la paura è più grande di Elvis Aaron Presley».
La copertina è un come un vecchio manifesto dell'ottocento, con quelle scritte tipiche del vecchio west, con quel sapore volutamente arcaico a dettare ritmi e suoni: la copertina è un manifesto per la musica, musica di contenuti in cui folk e country, blues, soul e gospel vanno a braccetto.