KEVIN JONES (Nobody’s Father)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Non so nulla di Kevin Jones. Le uniche notizie le apprendo dallo scarno libretto, molto scarno. Il CD poi, è un CDR, cioè un CD fatto in casa. Si vede che Fautore non ha trovato nessuno che glielo pubblicava, così se lo è stampato di sua iniziativa. Eppure il disco mi ha colpito, di primo acchito, per l'assoluta bellezza. Relativamente breve, appena sopra la mezz'ora, il dischetto di Jones è sorprendente. Un suono elettroacustico, da cantautore vero, una voce tra Dylan e Prine, una chitarra suonata in modo splendido. Il resto lo fanno le canzoni. Dieci ballate di grande presa, con tutti gli elementi tipici del folk, ma per nulla risapute ne già sentite. Jones canta con voce chiara e suona in modo diretto ed è accompagnato da un manipolo di musicisti di valore: Pete Kennedy, Jane Gillman, Mary Chapin Carpenter, John Jennings, John Spangler, Ace Smith e Jim Robeson.
Con l'eccezione della Carpenter gli altri non sono molto noti, ma il suono del disco li promuove a pieni voti. Ohio è una gradevole ballad di sapore quasi messicano, dal ritmo leggero e cantata con molta passione: il suono delle chitarre (Kennedy è bravissimo) le da quel qualche cosa in più. Il folk blues di Stayin' in Jail ha il sapore di un talkin' dylaniano. Notevole I'm Not to Blame che sembra uscita da un vecchio disco di John Prine: ha il passo delle composizioni prineane ed anche il suono. Wild Oats Cafè sembra uscita da un songbook del Village, datato '64, mentre la lenta Smiled When You Said It è una classica ballata folk con la voce di Kevin che assume la tonalità classica dei folksingers di una volta.
Il fatto curioso del disco è che le canzoni sono state composte tra il 1984 ed il 1988, ma incise solo adesso. Walkin' ha una melodia fulgida, sembra un country blues di Mississippi John Hurt; mentre l'elettrica Nobody's Father risente in profondo della lezione di Bob Dylan. Chiudono il dischetto, veramente bello, la triste What About That Dream, la sciolta Play Guitar e la bonus track Standin' In The Kitchen, una ricca folk song, strumentata con gusto e dotata di una bella melodia di fondo. Un disco bello, sorprendente, semplice, gustoso. Chissà cosa farebbe un talento come quello di Jones con una casa discografica dietro le spalle: già da solo fa dei miracoli.