Ecco il tanto atteso secondo album della band di Durham, North Carolina, il cui esordio, già apparso su queste pagine, risale al '94. Tanto atteso perché ci ha messo le mani
Mr. Steve Earle che lo ha prodotto con il suo ormai mitico Twangtrust. E Steve ha lavorato bene: ha smussato gli angoli del suono della band, lo ha ammorbidito, gli ha dato un feeling più folk-country-rock, senza lasciare da parte le radici originarie. I suoni sono migliori e le canzoni se ne avvantaggiano sicuramente.
Kenny Roby, Rob Kelly, Scott Miller e Ray Duffey sono assieme da vari anni e questo album conferma il loro valore. Il primo disco era più country blues, questo ha un respiro più ampio, la canzone, sia in forma metrica che melodica, ne esce decisamente meglio: è rivestita da un suono più fluido, più semplice, meno rozzo.
Non sono duri, ma suonano ugualmente in modo solido e, tra le quattordici canzoni che compongono il disco (40 minuti) emergono altre radici oltre al country, il Soul, di matrice Stax e persino qualche cosa di più antico, di old fashioned, come il Dixieland ed il gospel. C'è il tocco di Earle che ha lasciato spazio alla vasta visione musicale del quartetto, senza chiuderli in sonorità già sentite. Apre la bella «
Bottle of blues».