SAY ZUZU (Highway Signs and Driving Songs)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  30/01/2004
    

Ma che bella storia. Questi ragazzi, che provengono dal New Hampshire, hanno già inciso la bellezza di tre CD come Say ZuZu ed uno come ZuZu Petals e stanno per pubblicare il nuovo album entro i primi giorni di questo mese. E noi non ne sapevamo nulla. Purtroppo la vastità del mercato americano e la difficoltà nel conoscere le sitauzioni locali non ci ha permesso di arrivare prima a questo band ma, credetemi, vale la pena conoscerli, in quanto la loro musica è una delle migliori espressioni roots rock che io abbia mai sentito da lungo tempo a questa parte. Jon Nolan, James Nolan, Cliff Murphy e Steve Rhum sono nati come ZuZu Petals alla fine degli anni ottanta ma non hanno raccolto alcun frutto anche perché, solo negli Usa, c'erano almeno sei band con lo stesso nome: forse vi rammentate di un gruppo femminile, un trio, che incideva per la Twin Tone ed aveva lo stesso nome.
Da Zu Zu Petals (hanno inciso un disco con questo nome: «Say ZuZu to the grocer man») a Say ZuZu il passo è stato abbastanza faticoso, come la costruzione del suono, un proprio suono: ma i ragazzi ce l'hanno fatta e, lentamente, si sono creati un nome fino ad essere considerati «the most underrated band in the whole Usa». Hanno quindi inciso tre dischi: «Tribal moans», «Say ZuZu» ed il recente, e spettacoloso, «Highway signs and driving songs». A marzo esce poi «Take these turns», inciso a Nashville, che contiene quattordici canzoni: chi lo ha sentito ci ha lanciato qualche titolo: «The farm», «14 older ways», «706 union», «Hard line», «Chamberlain's guard», «Like mama said», «Nickle store stomp» e «This town».
Per ora recensiamo quindi «Highway signs and driving songs», ripromettendoci, una volta che avremo tra le mani i vecchi dischi e quando raccoglieremo qualche succosa notizia, di fare un articolo retrospettivo su questa band. Il suono è, ovviamente, chitarristico, ma lascia grande spazio alle jam (sentire, per credere, la travolgente «Rain on the mountain») e la voce è di quelle che si notano di primo acchito. Suono robusto, chitarre vigorose, ritmica quadrata: l'amore per le radici è palese, ma i ragazzi non fanno country o blues, ma amalgamano le varie influenze in un suono rock che definire vibrante risulta quasi restrittivo.