SALTGRASS (Halfway Down)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Non si tratta di una nuova band, bensì dell'esordio solista di Max Rollo, 23 anni, originario della Louisiana. Il disco è andato ad inciderlo in Texas, nella piccola città di Graveton, negli studi Stone Wall. Rollo è un autodidatta le cui radici affondano nella musica di Steve Earle, Wilco e Son Volt. Musica elettrica quindi, permeata di folk e country, ma solidamente rock. I Saltgrass sono la sua band e sono composti da Rayburn Hance, chitarre acustiche ed elettriche e mandolino, Travis Kitchens, basso e Don May, batteria. Un suono evocativo, che richiama sonorità anni settanta, ma con quel pizzico di attualità che non guasta.
Rollo è buon compositore e scrive liriche adeguate alle sue canzoni. La sua forte immaginazione parla sopratutto di amori perduti, della vita nelle piccole città: la sua è una cultura del Sud, quindi, rispetto ad altri gruppi che usano la medesima tipologia lirica, ha delle radici completamente diverse. Solo i paesaggi che descrive sono all'opposto di quelli dei Bellwether, tanto per fare un esempio spicciolo. Voce strascicata, alla Steve Earle, ed anche un pò arrocchita, quindi intrigante. Buona la parte strumentale, mai sopra le righe, con chitarre limpide ed una ritmica molto contenuta.
Il resto lo fanno le canzoni. Sandpaper Wind ha il passo roots rock tipico dei Son Volt, la voce è pigra e la melodia furiesce diretta. Won't Do No Good ha una chitarra western dietro alla voce: mentre la sezione ritmica è poco più che elementare. Ma la voce di Rollo è espressiva. Radio Inside inizia come una folk song, poi prende corpo e la musica si fa più elettrica. Chitarra jingle jangle per la fluida Few Hundred Miles, con la voce quasi dietro agli strumenti. Roll On è un ballata folk, elettrica e vigorosa. Dust Tarnished Town ha le radici nel sound di Steve Earle, c'è la sua scrittura epica ed il forte senso della melodia.
Ballata dai sapori classici, mischia rock e country con sapienza e la struttura acustica ne evidenzia tutta la bellezza. Favorite Song è un folk rock classico, mentre Burned richiama questa volta Jay Farrar. Chiudono il disco (quasi quaranta minuti) la tenue No Way to Say Goodbye, dalla costruzione molto cantautorale, Eyes Open Wide e Mìriam, abbellita dall'uso dell'armonica.