Secondo disco per il cantautore dell'Arizona, scoperto dagli amici della Club De Musique. Infatti i dischi di Coinman (che è apparso in The Postman di Kevin Costner) sono editi prima in Italia, quindi in Usa. John ha esordito lo scorso anno con l'intimista
The Man Called Someone, un disco che ha ricevuto una buona stampa in Italia, ma che è stato pressoché ignorato in patria. Ora John ritenta con
41 crosses, un album elettrico prodotto e curato dall'ex Lone Justice
Tony Gilkyson.
Il suono è gradevolmente elettrico, con una ritmica decisa (Dave Raven e Joel Bennett), tastiere mai invadenti (John Herron), ed una coppia di chitarre di vaglia (Coinman e Gilkyson). Piacevole sin dalle prime note,
41 Crosses, mostra la buona vena dell'autore, in grado di scrìvere ballate roots rock di chiara presa. Canzoni come
Even Geronimo Surrender in cui le chitarre si stagliano sul fondo della melodia: un brano di stile country rock, tipico della scuola californiana anni settanta, dotato di un bel ritornello. Jackson Browne l'avrebbe sicuramente fatto suo, due decadi fa.
All The Way From Memphis è forse la migliore del disco: train country rock, melodia fluida, suono spedito e voce ben impostata.
This Town è una ballata classica, ben costruita, notturna, scorreveole.
41 Crosses mette in gioco una bella fisarmonica ed una melodia profonda: ballata di confine contiene gli elementi classici del suono "americana". Il disco prosegue su questi livelli:
Elvis in The Rain è veloce e ben impostata;
Tumbleweed Dreams lenta e rarefatta;
Haunted By You un po’ già sentita mentre le tre canzoni conclusive, tra cui cito la finale
I Got Enough Tattoos, confermano quanto scritto in precedenza.