TOM RUSSELL (Song of the West)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Tom Russell è uno dei cantautori più presenti sulle nostre pagine da dieci anni a questa parte. Praticamente non abbiamo trascurato alcuna della sua dozzina di prove discografiche dal debutto per l'etichetta End of the trail al recentissimo cd «The long way around». Perché l'abbiamo scritto e ripetuto: le sue canzoni sono dei piccoli racconti, sono la descrizione di personaggi o fatti che si riferiscono ad approcci veri e vivi anche quando soltanto il frutto della sua fantasia compositiva. Sono immagini attraverso le quali egli riesce a portarci immediatamente sulla scena, come afferma un altro singer songwriter di lunga fama ed esperienza quale è Ramblin' Jack Elliott.
Un po' come capita per le pagine dei romanzi di William Faulkner, un autore cui qualcuno ritiene egli tragga ispirazione. Quella che presentiamo questo mese è la sua ultima fatica disponibile, una sorta di antologia di canzoni del west, tema e soggetto che sta tanto nel cuore di Tom, tanto è vero che non è il suo primo approccio del genere. C'è un precedente, «Cowboy real», pubblicato dalla Philo cinque anni fa che era un «concept album» sulla musica cowboy, un gioiellino sonoro che non ha però ottenuto i consensi meritati. Questo in fondo non è tanto dissimile, è ancora rigorosamente acustico, anche se forse mette in campo qualche forza strumentale maggiore, e riprende alcuni (quattro) pezzi già apparsi allora.
Naturalmente si tratta di registrazioni diverse, appena effettuate, tuttavia nello stile delle precedenti. Ci sono riedizioni di vecchio materiale, nuove composizioni ed alcune covers. Doveva essere disponibile solo attraverso posta, la Hightone ha pensato di rendere le cose più semplici: Com'è?
Una proposta buona e valida, che raccoglie ben quattordici brani, tutti mediamente lunghi, dei quali si può solo immaginare cosa sarebbe stato se presentati in edizione elettrica. Tra i pezzi rifatti naturalmente «Gallo del cielo», testimonianza ormai mitica della disavventura di un giovane messicano che ruba un gallo da combattimento e attraversa il Rio Grande per guadagnare i soldi necessari a ricomprarsi la terra rubata alla sua famiglia durante la rivoluzione: una saga che riesce a catturare il dramma psicologico culturale dell'America e del Messico.
«Claude Texas», classica story ballad composta col canadese Ian Tyson, che ha per protagonista un cowboy che uccide due agenti federali. «El Llano Estacado», love border song dall'ottimo ritornello, con Andrew Hardin, il suo fido accompagnatore, quale seconda voce. «Navajo Rug», lo splendido motivo scritto in coppia ancora con Ian Tyson, reso in una superba versione con Katy Moffatt harmony vocalist e un delicatissimo assolo di mandolino. Un brano, «The sky above, the mud below», notevolissima western song già apparsa in «The rose of San Joaquin», è ripreso dal vivo a Sant Louis nella stessa impostazione, solo voce e chitarra.
Le nuove proposte sono tutte interessanti, sono lunghe ballads che si risentirebbero all'infinito, ricche come sono di pathos e sentimento. «Rambler gambler» è un traditional piuttosto noto, «The banks of the musselshell», ancora composto con Ian, un testo che cresce strumentalmente di strofa in strofa. «Hallie Lonnigan» una canzone che ha per protagonista una donna che reclama il contributo femminile alla causa della storia americana, «The John bull tin» un motivo dal ritmo più acceso.
Qualcosa al di sopra manifestano «Alkali», stupenda canzone dedicata ad un vecchio cercatore d'argento perdutosi nel deserto, «The ballad of Wylliam Sycamore», epica family saga firmata da un autore che ci è caro, Steve Young, «Praire in the sly», eccellente cover di una preghiera western di Mary McCaslin che chiude alla grande una performance davvero unica.