TOM RUSSELL (Box of Visions)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Grande cantautore è il texano Tom Russell. L'abbiamo detto e ribadito in tutte le occasioni possibili. Dobbiamo ripeterlo ancora una volta oggi, dopo aver ascoltato la sua attuale proposta, che viene pubblicata dalla sua attuale etichetta, la Philo, Rounder che dir si voglia, sempre attenta, sia pure nell'ambito di un mercato minore, alla qualità e al pregio. È cantautore anche prolifico, poiché è divenuta costante nel tempo la sua produzione discografica (dal numero dell'aprile 91 questa è la quarta recensione che lo riguarda e non è proprio poco).
Fedele al principio che ogni canzone debba sempre avere qualcosa da dire, un messaggio da comunicare, una storia da raccontare, delle «visioni» da rappresentare, come vuole essere nella circostanza, il nostro apprezzatissimo eroe tiene aperto più che mai il dialogo con il suo ascoltatore, il confronto con chi ne segue l'itinerario. Dodici soni i pezzi da oggi e tutti nuovi, a rendere il disco solido e robusto, tutto da sentire. Si avverte certa tendenza a ripetersi, c'è qualche refrain un po' scontato, ma nella sostanza ci siamo, anche se nella lista delle preferenze tra i suoi sforzi resta ancora al primo posto «Hurricane Season» del '91.
Ci sono un paio di firme importanti accanto alla sua e qualche gradito ospite in studio. Steve Young, altro autorevole cantautore texano, gli fa compagnia nella stesura del brano «The Angel Of Lyon», dedicato all'illusorio sogno di un uomo a cui il voto di povertà non è sufficiente per vedere ciò che cercava. Tom Pacheco è coautore della strong ballad «Purgatory Road», che è una riflessione sulle false paure inculcate da un'educazione religiosa repressiva e David Hidalgo dei Los Lobos, che suona la chitarra elettrica nell'ottimo lento brano d'amore «Heart of Hearts».