CALVIN RUSSELL (Dream of the Dog)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Calvino, il texano triste, è di nuovo tra noi. Ha quarantasette anni ma ne dimostra sessanta, la vita lo ha segnato, duramente, ma lui la lezione l'ha imparata, ed ora, con la musica, ha definitivamente trovato la sua via. Ha iniziato ad incidere nel 1990 con «Crack in time», notturno e gravido di sonorità sapide, ha bissato con l'eccellente «Sound from the fourth world», che contiene il classico «Crossroads», quindi ha inciso un terzo disco, «Soldier», leggermente inferiore ai primi due ma pur sempre di buona qualità. Il quarto lavoro, «Le voyager» è stato registrato dal vivo in Francia nel '93 ed è diventato un best seller in mezza Europa.
Ora torna da noi, sempre sotto l'egida di Patrick Mathe, ma su una nuova etichetta (la New Rose non esiste più, o, piuttosto è in cattive acque da quando è passata sotto la distribuzione Fnac, visto lo stato della stessa Fnac) la Last call Records che promette, e noi ci crediamo, molte cose interessanti. «Dream of the dog», questo il titolo del quinto disco di Calvin, è uno dei suoi più belli, cominciando dalla travolgente «Don't turn your head», dove c'è un bel gioco di voci, e, soprattutto, c'è, da subito, la grande chitarra di John Dee Graham. John Dee, ex True Believers, quindi membro della band di John Doe e di Michelle Shocked, è la colonna portante di questo disco ed ha lo stesso ruolo che David Grissom ricopre nel gruppo di Joe Ely. Secco e tagliente, il suono della chitarra di Graham è una forza della natura. Gli altri membri sono Scott Garber, basso, ex Giant Sand, Tab Benoit e David Broza e Daron Hess, batteria, ex Poi Dog Pondering, Silos e Green on Red. Debbo ammettere che, con l'entrata di Graham, il suono di Calvin si è fatto ancora più duro e coinvolgente.
Ballate chitarristiche, lunghe e avvolgenti, dure e vibranti, un marchio di fabbrica per questo texano dagli occhi duri, e dalla faccia scavata: c'è l'essenza del rock'n'roll nella sua musica, la vera essenza. «Dream of the dog» ha grinta, non ha cedimenti, né sonorità dubbie, solo chitarra-basso-batteria e la voce del leader a dirigere una manciata di belle canzoni, alcune epiche («The valley far below», «Don't turn your head», «Keeping the demons down»), altre solide come la roccia («Trouble», «You'll get yours», «Control»).