Non ho in mano il disco, ma solo un rough tape, che non ha neanche la scaletta definitiva: comunque le canzoni ci sono tutte e Reed mi ha dato di persona i dati del disco. Potrei recensirlo sul prossimo numero, ma visto che Jason viene da noi tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, mi sembra giusto presentarlo con anticipo. Anche perché il disco è molto bello e gode di una produzione superiore rispetto ad
Highway. Il suono e rock country, vitale e potente, con chiari riferimenti a Springsteen, Mellencamp, Earle ed Ely. Jason è cresciuto dal punto di vista della composizione e molte delle sue canzoni starebbero bene anche in un disco di Joe o in uno di Steve.
La strumentazione è più ricca, con la partecipazione ai cori in un brano addirittura di Jack Ingram, e gente del calibro di Will Kimbrough, Tom Sims, Don Reinecke, Tom Amdor, Mike Daly, Michaeì Webb, Keith Sewell, Stacey Earle, e don Folk impegnati ad aiutare il nostro. Le canzoni sono un manifesto di quel suono che sta «in mezzo a nulla», come dice lo stesso Jason, in the middle of nowhere: country e rock mischiati ad arte, country elettrico e rock tradizionale, stradaiolo, pieno di feeling e suonato con molta passione. Jason è giovane, ma comincia ad avere esperienza ed il suo suono è di quelli che catturano di primo acchito.
Le canzoni.
Pick up the tempo. Si tratta di una nota canzone di Willie Nelson che il nostro rivede con fervore e in modo viscerale: la classica country ballad viene stravolta da chitarre degne del miglior Mellencamp e da una ritmica dura e grintosa. Il bel motivo country acquista in ritmo e il ritornello, velocizzato ed elettrificato assume connotati completamente diversi.
Neverland è la canzone manifesto del disco e viene proposta addirittura due volte. Si tratta di una ballata di chiaro sapore western, con le chitarre spoglie, la steel che danza, e la voce del nostro decisamente molto espressiva: il brano potrebbe benissimo stare in un disco dell'amico
Jack Ingram.
Modernariato country.
Lonesome, ornery & mean è un'altra cover: si tratta infatti di una nota composizione di
Steve Young, riveduta e corretta con un robusto suono hard country, in cui la steel di Mike Daly e la voce corposa di Jason la fanno da padroni. Bella versione.
Itchy & Ed è un rock duro e gravido di suoni, in cui la chitarra di Will Kimbrough riempie l'atmosfera, ben sostenuto dalla sezione ritmica potente di Tom Amdor e Rick Hoadley.
Iowana è forse il capolavoro dell'album. Si tratta di una ballata malinconica, dotata di un ritornello accattivante (a cui da più corpo la voce di
Stacey Earle), mentre la chitarra di Kimbrough è sempre presente,
Iowana sancisce la maturazione di Reed autore ed il suo salto di qualità anche a livello di arrangiamento: notevole l'uso dell'organo.
You scorre via, diretta ed elettrica, non particolarmente originale.
Plain Jane è un'altra grande canzone: inizio acustico, intro della ritmica, voce equilibrata, ed il classico motivo roots rock che prende corpo. Si tratta di una ballata stradaiola ad ampio respiro che è ripresa dal disco precedente.
Chillicothee è lenta e malinconica, struggente e languida. È una canzone notturna, cantata quasi sillabando le parole, con gli strumenti che ruotano attorno alla voce del leader, mentre la melodia si dipana nitida: bello l'uso dell'acustica e quello della melodica.
Nel finale il pianoforte (Michael Webb) prende possesso della canzone e chiude con un assolo di grande effetto.
Old Levis è una composizione semplice, in cui il pianoforte gioca un ruolo importante , mentre il resto degli strumenti si tiene in disparte: il ritornello richiama Mellencamp, e la vocalità di Jason è sicuramente matura.
Man like me è grintosa e corroborante, ha il sapore delle cose middle on the road, con grinta e sudore sparsi nei solchi: il tono è sempre a metà tra country e rock, con un che di epico che non guasta.
Still got scars è una cover di
Jack Ingram, ormai diventato amico di Jason, ed è un country rock molto elettrico, suonato con grinta.
Sembra una square dance modernizzata.
Goin insane è più rilassata, sempre tra rock e country, con il sapore di Steve Earle nel profondo dei solchi.
Cross the line è un brano rock diretto e pimpante, dalla struttura deja vu, ma che si ascolta con indubbio piacere. Chiude la ripresa di
Neverland, qui in versione quasi country-bluegrass.