JASON REED (Highway)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Alcune volte si arriva a conoscere un musicista per caso: la scoperta di Jason Reed si deve proprio al caso, ad un amico che ne ha letto il nome su una lista e me lo ha riferito. La ricerca non è stata facile, ma poi il disco è saltato fuori, ed ecco la sorpresa. Jason Reed arriva dalla provincia, da Otho nello Iowa, ed è un roots rocker di straordinaria caratura. Per farvi capire di cosa stiamo parlando, facciamo qualche esempio: Reed assomiglia al primo Steve Earle, a certe cose di John Hiatt, allo Springsteen più diretto, a Todd Snider.
Non è uno qualunque e, anche se il disco è fatto con tre lire, potete stare certi che ci troviamo di fronte ad uno che farà strada, molta strada. Il carattere c'è, il feeling pure: Jason Reed è un rocker di primo pelo, che mischia egregiamente country e rock, che filtra il tutto attraverso ballate popolari di grande effetto e che va subito al sodo. «Highway», copertina in bianco e nero: poche immagini di una landa sperduta dannatamente povera, un tavolo con un bicchiere ed un portacenere con qualche mozzicone: questo disco, nella grafica spoglia mi ricorda «Faithless Street» dei Whiskeytown o «Alembic» degli Ithica Gin, mentre, per quanto riguarda la parte musicale è più ricco, intenso, inferiore.
Buon scrittore, dotato di una bella voce, Reed è il classico rocker di provincia pronto a fare il grande salto: con dietro una casa discografica ed un budget accettabile questo disco potrebbe scalare le classifiche nazionali, tale è il calore che sprigiona da questi solchi. Cuore ed anima, è l'american heartland, quella cara a Mellencamp ma anche agli Uncle Tupelo ed al grande Joe Ely, che domina in queste canzoni: canzoni rock, dall'anima dura, roccate quanto basta, disperate ed intense.
Reed canta la sua terra, lo fa con il cuore in mano: la sua musica è calda, intensa, tocca nel profondo, emoziona. «Highway», la canzone, sembra uscire da «Guitar town» di Steve Earle: un bel riff rock la porta per mano mentre la ritmica graffia e la chitarra fa da contrappunto alla voce. E già grande musica.