RECKLESS KELLY (Millican)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  30/01/2004
    

Chris Wall, nelle note di presentazione del disco d'esordio di questo quintetto di Austin (ma sono originari dell'Oregon), definisce la musica dei ragazzi (sono molto giovani, appena ventenni), Hick Rock. In realtà i Reckless Kelly fanno del sano e vibrante (quindi elettrico) roots rock, con chitarra e violino come strumenti guida, e la musica, semplice e molto equilibrata, si gusta sin dal primo ascolto. Musica dirompente in cui rock e radici vanno a braccetto. Mary Cutrufello la definisce «Il materiale più vivo che ho sentito da molto tempo a questa parte».
L'album è prodotto dai ragazzi assieme a Merel Bregante (chi si ricorda degli Young Rascals?) ed è stato registrato ad Austin nel maggio di quest'anno. Reckless Kelly è formata da: Casey Pollock (chitarra, mandolino), Jay Nazz (batteria), Cody Braun (violino, mandolino, armonica, voce aggiunta), Chris Schelske (basso, voce aggiunta), Willy Braun (chitarra acustica e ritmica, voce solista). Willy Braun è anche l'autore di quasi tutte le canzoni, con Schelske che si prende per sé solo una piccola parte. Solo un mercato sano come quello dell'insurgent country si può permettere di pubblicare dischi di questa qualità, dischi semplici e immediatamente fruibili, ma che hanno la forza della gioventù ed una espressione musicale molto libera, senza vincoli.
Non per nulla viene coinvolta, solo come giudizio, la brava Mary Cutrufello che è una delle più interessanti figure nell'ambito di questo genere in decisa ascesa. Ovviamente si tratta di un prodotto indie, pubblicato da una piccola etichetta locale, ma poco importa, la divulgazione avviene per passaparola, concerto dopo concerto, e c'è già chi, qui in Europa, pensa di pubblicarlo a sua volta.
«Walton love», voce roca, violino subito protagonista, è un rock country aperto e vitale che non starebbe male nella scaletta dei Whiskeytown. Bella la doppia voce ed i continui contrappunti del violino. «Back around» è fluida e lineare, ben strutturata, e si sente tutta d'un fiato. Classica ballata country rock viene impreziosita dalla doppia voce e da un suono molto elettrico ma mai invadente. «It's all over » è sempre elettrica, ritmata e coinvolgente. Notevole poi «Still I do» che è dotata di un ritornello che cattura immediatamente: è breve, meno di tre minuti, ma sicuramente è una delle cose migliori del disco. «Black & white» è meno rock delle precedenti: è una country ballad dal suono scorrevole, con contrappunti di chitarra ed un uso notevole della voce.
Ed il disco corre su questi binari, con canzoni vive, senza scadimenti, sempre curando molto la parte vocale e lasciando uno spazio adeguato ad una strumentazione ficcante. Altri titoli? «Waitin' on the blues», un rock semplice; «Hatax», splendida, malinconica, lenta, con il violino che danza mentre la voce, commossa, racconta la sua storia di confine; «He say may», più elettrica e corposa, con una bella armonica in sottofondo; «Drink your whiskey down» un country puro come l'acqua montana, scarnificato ed essenziale, basato sulle voci e su una strumentazione tipica; «Baby's gone», più elettrica, decisamente rock.
«Time bomb» degna conclusione per un buon album che si pone tra rock e country e lo fa in modo diretto. Forse ai ragazzi manca ancora un po' di esperienza, ma non certo l'entusiasmo, con cui sopperiscono a certe falle compositive date dall'irruenza e dalla voglia di fare. Talvolta sono leggermente derivativi, ma è un peccato veniale perché il disco si ascolta tutto d'un fiato e viene voglia, una volta terminato, di riprenderlo da capo.