JASON COLLETT (Motor Motel Love Songs)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  15/01/2005
    

Motor Motel Love Songs venne pubblicato nel Maggio 2003, ossia più di un anno fa. Ovviamente, visto che era sfuggito perfino a noi di Rootshighway, a quel tempo in Italia nessuno ne parlò. Ma quell'album ed il suo autore, il misconosciuto Jason Collett, meritano invece di essere presi in mano e trattati, grazie anche alla recente distribuzione italiana da parte della Audioglobe. Originario di Toronto e con un passato sempre all'ombra di Andrew Cash, personaggio della scena americano-canadese nonché membro dei più famosi Cash Brothers, Jason si rivela un cantautore della tradizione, writer capace e con una valida visione musicale indirizzata al country-rock, alle ballate e ad un suono prossimo a quello di Neal Casal.
Proprio da Neal eredita infatti la sensibilità nella penna, con testi capaci di intrecciarsi a melodie deliziosamente californiane e legate, per associazione, agli anni Sessanta/Settanta, oltre che al gotha di Gram Parsons. Le chitarre acustiche solari, una sessione ritmica quadrata, l'immancabile pedal steel e la chitarra elettrica ad aprire spiragli psichedelici, per noi non sono una novità: Jason non inventa certo un genere. Quindi, fa del suo meglio per ricavarsi una nicchia fra gli appassionati, convincendo con la sua voce delicata e specialmente con un lavoro onesto, aperto anche a soluzioni roots-rock (la bar song Lucky Star sembra uscire da Crashing Down di Teddy Morgan) nonché pop (Tiny Ocean Of Tears e Choke Cherry), tutte di brillante fattura.
E' comunque la California il riferimento più costante: da quella terra soleggiata, di colline, mare e buon vino, arrivano infatti Bitter Beauty, l'acustica Gabe (che ricorda le produzioni di Pete Yorn - come del resto All I've Ever Known), Airport, Blue Sky e Stormy Woman Salty Girl, capitolo conclusivo decorato da violini e scritto con amore. A seguire, inattesa, una ghost track: la pianistica Motor Motel Love Songs.
Ma degna di nota a sé è la già citata Bitter Beauty, completata tradizionalmente da organo e dal controcanto della brava Leslie Feist, incisa nel 2001 e pubblicata dapprima sull'omonimo disco d'esordio: è una canzone strepitosa, un sicuro hit nel piccolo mondo dell'Americana.