Ray Wylie Hubbard è un texano doc. Figura culto nell'ambito della musica country, settore outlaws, Ray è diventato subito famoso nei settanta per avere scritto uno degli inni di quel movimento:
Up Against The Wall, Redneck Mother. La canzone, resa celebre da
Jerry Jeff Walker sull'album Viva Terlingua, ha dato una spinta a Ray che ha esordito come solista con l'album
Ray Wylie Hubbard and the Cowboy Twinkies nel 1975.
Cosiderati la prima cow punk band, i Twikies non hanno vissuto molto a lungo e Ray si è ritrovato a fare il solista. Ha registrato un paio di dischi per poi rituffarsi nell'anonimato e ricomparire di nuovo negli anni novanta. Dal 1994 in poi, con costanza e crescente personalità, ha continuato ad incidere e si è creato un culto molto forte, questa volta sulla sua persona e non su una singola canzone. Ora Ray Wylie è considerato uno dei migliori cantautori texani, grazie a dischi come
Loco Gringo's Lament, Dangerous Spirits, Crusades of the Restless Nights, Eternal & Lowdown sino al recentissimo
Growl.
Delirium Tremolos, a discapito del titolo, è forse il suo disco più bello, intenso e compiuto e mischia in modo egregio rock e radici, ballate e blues, musica d'autore. L'album in cui appaiono in veste di ospiti musiciti del calibro di
Eliza Gilkyson, Patty Griffin, Jack Ingram, Slaid Cleaves, Cody Canada, Ian McLagan e James Mc Murtry è stato prodotto dall'attivo
Gurf Morlix.
Hubbard ha una voce bassa e personale che predilige tonalità intense e drammatiche e sa costruire la sua musica con arrangiamenti semplici ma molto efficaci, come per la ballata
Dallas After Midnight, una delle canzoni più belle che ho sentito ultimamente, giocata su due voci (Hub e la Griffin) e dotata di una melodia coinvolgente. Ma non dimetica il blues e lo rivede alla sua maniera interpretando in modo personalissimo
This Mornin' I Am Born Again di Woody Guthrie, scarnificata dalla sua essenza folk e ricostruita in ambito blues: da applausi.
E poi c'è la rilettura di
Drivin' Wheel, il noto brano di
David Wiffen reso famso da
Tom Rush, e questo basterebbe a rendere
Delirium Tremolos un album indimenticabile. Ray Wylie interpreta la classica slow ballad d'inizio settanta in modo semplice, molto aderente all'originale, con una steel che affianca la voce, lasciando fuoriuscire la melodia intensa in modo deciso. Una versione splendida che riporta tra noi una grande canzone, una canzone che ci fa ritornare indietro di trenta e più anni. E non è finita. Rilegge anche
Choctaw Bingo di James Mc Murtry con l'essenza della performance dal vivo, elettrica ed ipnotica, e la porta a superare gli otto minuti e mezzo in un crescendo drammatico degno della versione originale.
Altre due cover di vaglia sono la liquida
The Beauty way (di Eliza Gilkyson) una composizione country rock semplice ma decisamente gradevole e
Rock and Roll Gypsies (di Roger Tillison), altra rimembranza di un passato che non vuole uscire di scena.
Tom in Two sta tra rock e country, semplice e ben strutturata, mentre
Dust of The Chase è lenta, studiata, distillata nota dopo nota. Un disco di grande spessore da parte di un musicista in continua crescita. Rock e country, blues e radici: un cocktail sempre affascinante. E Ray Wylie è uno degli artefici di questo suono.