BRIAN RUNG (Late for the Show)
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  Recensione del  15/01/2005
    

Brian Rung, texano doc, ha esordito quattro anni fa con l'albumn omonimo. Brian Rung, il disco, presentava una serie di canzoni intimiste, registrate quasi in perfetta solitudine, che mettevano in evidenza la sua bravura di autore, quanto la sua modestia come persona. Un cantore della provincia, un musicista legato alle proprie tradizioni, abituato a vivere ai margini della musica che conta ma protagonista in toto della scena di Austin, in contatto continuo con decine di musicisti e molto attivo sia come solista che come session man.
Personaggio schivo, quasi timido, Brian è un uomo dolce e gentile ed io ho avuto la fortuna di conoscerlo alcuni anni fa nella mia ultima visita nella capitale della musica texana. Rispecchia la musica che fa: ballate interiori venate di maliconia, musicalmente profonde, con influenze marcate di folk e country. Non è uno scrittore prolifico, due dischi in quattro anni, ma quando pubblica un lavoro state sicuri che si tratta di un'opera di valore. Inoltre la sua modestia è pari alla sua bravura: se può non appare neppure in foto, come mostra questo suo secondo lavoro, Late For The Show. Copertina che richiama i libri di Joe Lansdale, un cinema all'aperto abbandonato e poche note succinte all'interno.
Un ringraziamento particolare all'amico Matt Powell, un rocker che ha pubblicato diversi dischi a suo nome, quindi ad alcuni protagonisti della scena di Austin: Jason Boland, Guy Clark, Jack Ingram, Stoney La Rue, The Lost Trailers, Davis Raines, Adam Carroll ed altri che avete imparato a conoscere su queste pagine. Rung è un cantore quieto della vita di provincia, delle strade senza fine, delle città abbandonate, dei deserti e delle pianure a perdita d'occhio, delle terre piatte e della colline verdi che circondano Austin.
Un musicista molto espressivo che riesce a rendere bene la monotonia di quella vita attraverso composizioni malinconiche ed intense in cui la base melodica è sempre importante, servita questa volta da una strumentazione parca ma elettrica. Infatti Brian non è più solo o parzialmente solo (nel primo album c'era con lui lo steel guitarist candese Ken Deschamps), ma è accompagnato dall'amico Matt Powell, chitarre varie, mandolino e banjo, da Nate Rowe, basso elettrico ed acustico, Roberto Sanchez, batteria, Britton Beisenherz, tastiere e basso, Dennis Ludiker, violino, Ernie C. Ernst, harmony vocals.
Le canzoni. Late For The Show viene introdotta da una chitarra acustica e dalla voce incerta e triste di Brian. Subito la musica si fa calda e coinvolgente, attingendo a piene mani dal patrimonio country texano, ma preservando una marcata personalità sia nel canto che nell'uso dei vari strumenti. L'entrata della band, dopo un minuto e venti, mostra la crescita dell'autore dal punto di vista della composizione strutturale della melodia. L'evocativa Rocket Chevrolet sembra uscita dal songbook di Lefty Frizzell o del grande Hank, tanto suggestiva è la melodia ed intensa la resa ultima, con voci e strumenti che si mischiano alla perfezione ed in modo emozionante.
Il country viene filtrato di continuo nelle composizioni originariamente folk di Rung e questo fatto rende la sua musica diversa da quelli di altri autori della stessa scena. Come confermano la lenta Devil in Me, una ballata dal tessuto narrativo ma intriso in profondo nel country texano, o la veloce All The Way to Waycross dove ci sono anche linee di blues. Sweet One ci riporta però alle atmosfere preferite dall'autore: si tratta di una ballata dolce ed introspettiva, suonata in modo semplice ma diretto, senza sbavature o strumenti fuori posto.
La voce, che è sempre profonda e gentile, si adatta molto bene alla canzone. Mary ha una forte impronta tradizionale, sin dall'inizio marchiato sia dal banjo di Powell, che dal cantato di Brian, che richiama gli eroi della musica del Lone Star State. Real Thing è una piccola gemma quasi acustica mentre The Coolest Guy in the World è una ballata quasi parlata, dal tempo lento ma di straordinaria intensità. Wish, liquida e country oriented, e Straight To The Bottom, una cowboy song del nuovo millennio, chiudono un disco di ottima fattura che ci permette di riabbracciare un cantautore vero. Merce rara, e non solo in Texas.