Quando mi è giunta la notizia dell'uscita di
Undermind, mi ha riempito di felicità. Dopo due dischi ad alto livello come
Farmhouse e Round Room, Anastasio e co. non avrebbero certamente compiuto un passo falso sul genere
Story of a Ghost. Mi attendevo molto da
Undermind e, dopo averlo sentito, non posso che confermare che le mie aspettative erano più che legittime. Un disco ottimo, sotto ogni aspetto, più energico di
Farmhouse e meno jam oriented di
Round Room, un disco da
Phish. E, per Dio, di musica così ne abbiamo bisogno.
Però non sono felice. Infatti, assieme ad
Undermind è arrivata la notizia del definitivo scioglimento della band, e questa volta non si tratta di momento di riflessione o di pausa, ma di separazione vera e propria. Un peccato, un vero peccato. Una delle band più creative dell'ultimo ventennio, la band che ha dato il là definitivo al movimento Jam, ha deciso di chiudere, e per sempre. No, non riesco proprio ad essere contento.
Undermind rimane l'ultima occasione, senza spazio a ripensamenti o cambiamenti di sorta, per sentire i
Phish allo stato attuale, cioè di band viva e reale.
In futuro ci potranno essere dei ripensamenti momentanei, questo è vero, ma il polso di una band lo si tasta quando è in vita, non quando si riforma, magari per incidere un reunion album. Quella è un'altra storia. Non sono contento perché
Undermind è ancora un signor disco, magari un pelino sotto
Farmhouse e Round Room, ma sempre un signor disco. E questo significa che di spazio per altri dischi di questo livello ce ne era ancora, e molto.
Non ci sono altre band di pari valore oggi e poi se consideriamo i quattro musicisti che compongono i Phish, il solo Trey Anastasio è in grado di fare una carriera da solista di un certo peso, gli altri hanno già dimostrato che da soli non valgono molto. Mentre quando sono assieme sono capaci di fare musica, grande musica, vera musica.
Undermind dimostra, per l'ennesima volta, la forza del quartetto e regala più di cinquanta minuti di pura Phish music.
E questa musica ci mancherà. La mente è sempre Trey, la sua voce, la sua chitarra, le sue canzoni, ma anche Page Mc Connell ha delle buone frecce nel suo arco (l'eccellente ballata
Army of One) mentre Mike Gordon conferma la sua sregolatezza musicale (
Access me, in puro stile early Phish) e Fishman viene relegato giustamente alla fine (
Tomorrow's Song è la classica pazzia alla Fishman, melodia gradevole per sole voci).
Come si può dedurre il disco è quindi solidamente nelle mani di Trey Anastasio e dei suoi collaboratori di scrittura (Tom Marshall etc), come d'altronde è sempre stato. Musicalmente l'album sta tra passato e presente, tra la ricerca melodica di
Farmhouse, il senso della jam di
Round Room (sempre con una accentuata ricerca della forma canzone) e certe libertà sonore che lo ricollegano ai primi dischi. Ci sono canzoni, come l'iniziale
Scents and Suble Sounds (Intro), che ci riportano indietro di oltre un decennio. Il disco inizia realmente con la solida
Undermind, un composizione rock in cui armonia e ricerca vanno di pari passo : l'uso delle tastiere anomalo, la voce classica del leader, la forza del brano ci mettono subito a nostro agio.
The Connection è una rock ballad tersa e diretta, con il senso della melodia ed un accentuato uso della ritmica che viaggia pari passo con voce e tastiere, creando un melting pot intrigante. Una canzone che rimane impressa al primo ascolto e che si canticchia dopo un paio di volte.
A Song I Heard The Ocean Sing mette a confronto il lato sperimentale con la forma canzone : c'è la mano del produttore Tchad Blake in questo brano, la ricerca dei suoni, l'uso delle voci e delle tastiere.
Army of One di McConnell è una slow song pianistica di grande effetto, una canzone vecchio stile, di matrice quasi roots, con una melodia che prende al primo ascolto ed un senso di latente malinconia che ce la fa piacere ancora di più.
Crowd Control, dal vivo, sarà sicuramente una canzone che cuce un brano all'altro : si tratta di una composizione piacevole, ben strutturata, che non porta particolari novità, ma che si inserisce alla perfezione nel contesto, per l'uso corale delle voci e per la gradevole struttura melodica.
Maggie's Revenge avrà sicuramente molti adepti tra i Phans.
Si tratta di uno strumentale disarmonico con gli strumenti che se ne vanno ognuno per la propria strada.
Undermind continua molto bene con
Nothing, una classica composizione Anastasio-Marshall, basata più sulle voci che sulla strumentazione, e con la notevole
Two Versions of Me. Una composizione da cantautore più che da rock band, con una linea melodica ed un suono perfetto che la avvolge, e Trey canta in modo decisamente ispirato. Siamo in chiusura e, dopo i brani di Gordon e Fishman, Trey ci grazia con altre tre canzoni di peso.
La ripresa di
Scents of Subtle and Sounds, più di cinque minuti, che da un senso all'intro del disco e che si rivela come uno dei brani cardine di
Undermind ed una delle eventuali canzoni su cui poggiare i concerti (peccato che, dopo la metà di Agosto, smetteranno proprio di esibirsi assieme)
Secret Smile, una canzone gentile con un background musicale quasi classico ed un piano a coda che ne guida le linee melodiche, mentre Anastasio canta in modo intenso e accorato. Chiusura, come deve essere, con
Grind, un brano per sole voci, a cappella.
Una vecchia abitudine che la band non ha mai perso. Un disco maturo che si allinea sulla produzione migliore del gruppo e che lascerà i Phans con l'amaro in bocca : è l'ultimo e non ci saranno altre possibilità, a meno di clamorosi ripensamenti, di vederli di nuovo assieme. C'è sempre spazio per il materiale d'archivio inedito, questo è vero, ma non è mai come un disco nuovo con gli umori ed i suoni del momento in cui è stato fatto. Proprio come
Undermind. So long
Phish.
PS : La versione Usa contiene un DVD in omaggio. Si tratta di un documentario, girato in studio da Danny Clinch, mentre i Phish registrano Undermind. Un work in progress intrigante, con immagini divertenti, e spezzoni di canzoni qui e là. Una ragione in più per amare
Undermind.