PHISH (The Siket Disc)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Se The Siket Disc sia l'estremo saluto ai fans da parte dei Phish, ancora non è del tutto chiaro, di certo non è il nuovo album della band, bensì la pubblicazione di un particolare progetto concepito nel 1997, durante le incisioni di The Story of the ghost e venduto lo scorso anno esclusivamente tramite posta. Come the White tape o One Man's trash, il secondo album solista di Trey Anastasio, the Siket disc è un prodotto concepito ed indirizzato principalmente ad un pubblico di accaniti fans.
Assolutamente distante dalle splendide composizioni confezionate per Farmhouse, questo album si allinea alla necessità di continua sperimentazione e ricerca del quartetto del Vermont, presentando una collezione di pure improvvisazioni, che spaziano dal jazz, al rock, all'avanguardia, all'ambient, fino alla musica da film. The Siket disc assume i connotati di un documentario sonoro di una sessione tenutasi per puro piacere personale dei musicisti, che si avventurano in tenitori spesso criptici e difficilmente accessibili a chi non conosca a fondo la band.
Seppur non privo di fascino e di spunti interessanti, non è certo l'album con il quale accostarsi per la prima volta alla musica del gruppo, quanto un prodotto per completisti e collezionisti. Nelle composizioni di questo album, che deve il titolo all'ingegnere del suono John Siket, troviamo raramente la melodia che contraddistingue la musica del gruppo, viene piuttosto premiata la creatività, che si concretizza in astrusi accostamenti di suoni, effetti e sperimentazioni, come in My left shoe, un graduale crescendo ritmico in chiave jazz, The name is slick, che si sviluppa da un assolo di basso, sul quale si innestano brevi fraseggi di chitarra, strumentali dai tratti minimali, tanto da sembrare canzoni ancora in embrione, o episodi rumoristici come Fish bass, la simulazione di un treno in corsa, e Insects, un veloce ed ossessivo assolo ritmico, fastidioso appunto come uno sciame di insetti, si alternano a brani dall'approccio meno ermetico come Albert, un assolo jazz della chitarra di Anastasio, o What's the use una lunga improvvisazione chitarristica, psichedelica ed atmosferica, ricca di feedback, riverberi ed effetti sonori.
Se si spostasse la musica dei Phish su un piano pittorico, The Siket disc avrebbe le enigmatiche geometrie di un quadro astratto; forse un nuovo disco dal vivo, magari un doppio a prezzo di singolo, avrebbe meglio rappresentato lo spirito improvvisativo della band e sicuramente gratificato maggiormente i fans.