PHISH (The White Tape)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Quasi in contemporanea con l'uscita di The Story of the ghost, l'unico album pubblicato anche in vinile dall'Elektra, i Phish auto-distribuiscono The White Tape, la prima di una serie di pubblicazioni siglate Phish Archives. Il gruppo del Vermont ha infatti intenzione di effettuare la stessa operazione che la Grateful Dead records opera con la serie dei Dick's Picks, affiancando gli album ufficiali con abbondanti dosi di materiale inedito. The white tape è la riedizione in CD della prima cassetta incisa dai Phish tra il 1984 ed il 1986, ancora prima di quella che la casa discografica avrebbe raccolto nei due CD di punta.
Questo CD contiene 16 brani completamente inediti tra cui versioni embrionali di alcuni classici del repertorio della band: si tratta di incisioni acerbe e sperimentali alla luce di ciò che il suo esordio, questa strana comunità di musicisti si è mossa in blocco: in Blood Mixed With The Dust ci sono Tom e Craig Skinner, Bob Childers, Greg Jacobs (con cui aveva già scritto South Of Muskogee Town) e Jeff Parker che collabora alla produzione e, gioco forza, il sound non è molto diverso dai dischi di cui sopra.
Spiccano piuttosto le canzoni di Bill Erickson che viaggiano dentro un solco che da Woody Guthrie passa attraverso John Prine (l'omonima Blood Mixed With The Dust, soprattutto) e Guy Clark per finire fino al Bruce Springsteen di The Ghost Of Tom Joad (provate a sentire Collie's Teed Store, per esempio).
Bill Erickson è più storyteller che songwriter e le storie che racconta in Pray Tor Rain, Black Sunday (eccellente), Old Hand o Renmants Of Love oltre a raccontare l'oklahoma presente, passata e futura, scampoli della Route 66 e la stessa umanità dei vecchi dischi di James Talley, farebbero la gioia di Merle Haggard o di chi, più semplicemente, si avvicina a questi dischi in cerca di un'America che non è quella di Bill Clinton, Monica Lewinsky e comparse assortite.