I
Phish rappresentano il rock più intellettualizzato della cinquina.
Trey Anastasio, Jonathan «Tubbs» Fishman, Mike Gordon e Page McConnell si incontrarono all'università del Vermont nell'83. Per anni suonarono come bar-band in piccoli locali sempre più gremiti di fans, specialmente il Nectar's di Burlington, al cui proprietario, Nectar Rorris, hanno dedicato il loro secondo album «
A Picture of Nectar» grati per l'ospitalità, l'organizzazione e la consulenza.
Non si conosce molto a livello biografico in quanto, come riferiva la rivista «Pollstar», a tutto il 1990 i loro shows erano sempre sold out ma non avevano un'etichetta, non avevano un'agenzia che curasse la loro promozione artistica, avevano un manager nel Massachussetts ma nessuno lo aveva mai visto o sentito. Il loro esordio discografico risale al '90 con «
Lawn Boy» pubblicato dalla Indie Absolute Au Go Go e ristampato dalla Elektra nel '92. Al contrario di tantissime opere d'esordio, questo disco non manifesta le caratteristiche tipiche di questi lavori: assenza di incertezze, nessuna ingenuità ma grande padronanza delle loro capacità.
«
The Squirming coil» apre il disco e mette subito in chiaro il discorso che intendono proporre. Un ricco melange sonoro dove ogni strumento si ricava un proprio spazio grazie alla dilatata struttura di ogni componimento. Una proficua fusione di rock, jazz, blues, country, accenni classicheggianti, sonorità post Grateful Dead, echi dei Genesis gabrieliani (Foxtrot o giù di lì), una spiccata tendenza allo jamming (sintomatici gli oltre dieci minuti di pura improvvisazione di «
Reba») che mette in luce una inarrivabile tecnica strumentale ed una vastissima cultura musicale.
Il disco prosegue tra episodi country (
My sweet one), il riff fiatistico della jazzy «
Split open and melt» e la piccola citazione gershwiniana contenuta in «
Bathtub gin»: ogni progressione, ogni cambio di tempo cela sorprendenti fughe di tastiere che preludono allo scatenato rincorrersi di chitarre e ritmica.