TOM OVANS (Industrial Days)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Ci crederete o no, ma gli autentici street-rocker esistono ancora. Tom Ovans sembra la materializzazione del sogno segreto di un dylaniano incallito. Bostoniano d'origine, Tom vive ed opera a Nashville dopo quasi un ventennio di peregrinazione per molte città degli States da una costa all'altra, ed una lunga permanenza a New York, folk-city per eccellenza.
L'uomo che è arrivato a Nashville ha portato con sé un proprio folk-rock, vissuto, duro ed asciutto, da lasciare sempre il segno per la sua incisività, per gli accenti aspri ma molto musicali della sua grande musa: il Dylan degli anni sessanta. Nella sua musica, come nei suoi testi, amari e disincantati ma ancora riallacciati ai grandi temi sociali e culturali dei sixties, troviamo Dylan, ma anche molti dei suoi epigoni dell'ultimo ventennio, da Lee Clayton e Forbert sino ad arrivare a Steve Earle. Industrial Days è un'opera intelligente ed ambiziosa, musicalmente fuori dal tempo, forse per questa ragione Tom è stato costretto ad autoprodursi, riuscendo a mantenere così intatto il suo capolavoro.
Accompagnato da Ken Moore e Zip Gibson, tastiera e chitarra della band di Earle, Terry Garland, chitarrista di grande avvenire, e dal meglio dei musicisti Nashvilliani, Tom Ovans ci offre uno dei dischi più intensi e ricchi di quest'ultimo periodo, l'impatto sonoro è spesso interessante ed i più smaliziati riconosceranno gli accenti dylaniani dei periodi più diversi sino ad arrivare agli echi bandiani di capolavori come «Those days have passed us by». Folk-rock di classe dunque, con riminiscenze blues.