Bukka, figlio di
Terry Allen, non è proprio un esordiente. Come fisarmonicista lo abbiamo già notato nei dischi del padre ed in altri lavori, texani e non. Questo disco è il suo esordio ed è un lavoro di qualità, anche se non tutte le canzoni sono di pari livello. Mi spiego meglio. Bukka ha talento e scrive ballate tinte di country e di mexico, introspettive e folkeggianti, legate ai sixties e con un pizzico di psichedelia, ma non è assolutamente un musicista country.
Scrive bene, in alcuni momenti benissimo, in altri in modo normale: ma per essere un disco d'esordio, Sweet Valentine mi sembra comunque un album positivo. Ci sono canzoni splendide come
Diamonds and Gold e Where We Belong ed altre leggermente inferiori. Ma il ragazzo suona bene ed è dotato di una voce, pur non personale come il padre, gradevole. Lo accompagnano in questo suo esordio, prodotto dallo stesso Bukka con Paul Bryan, musicisti rodati come Kevin Barry, Jay Bellerose, Richard Boudin, Paul Bryan, Jennifer Jackson e Will Sexton.
Where We Belong è una ballad desertica, dalla melodia intensa e molto interiore.
La voce si apre bene sulla canzone, che ha un tempo candenzato, lasciando fluire una melodia che colpisce già al primo ascolto, grazie anche all'uso del pianoforte. Meglio ancora la splendida
Diamond & Gold dalle calde tonalità messicaneggianti. La voce è perfettamente intonata al brano, e la canzone ha una melodia toccante, evidenziata molto bene dai suoni: notevole l'uso della fisarmonica di Bukka e della chitarra di Barry.
Falling inizia con un piano quasi classico: è una lenta e languida ballata, che però non ha lo stesso carattere delle prime due.
Flying Away è più elettrica: un chitarra distorta da il là, poi la canzone si apre sul tempo di un valzerone. Molto coinvolgente, strumentata alla grande, la canzone ha un carattere forte.
On The Edge, di nuovo pianistica (Bukka, ovviamente), rallenta le tensioni e stempera una linea melodica gradevole e cantautorale.
Didn't Mean a Thing è gradevole, mentre
Where Are You Now è di nuovo cantautorale. Il disco prosegue su questi standard, non raggiungendo sempre le vette iniziali, ma lasciandosi ascoltare. Bukka è giovane, deve ancora farsi, ma le premesse sono più che buone. Come testificano le conclusive
Bust Out The Seams e Land of Dreams.