WILLIE NILE (Places I Have Never Been)
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  Recensione del  30/01/2004
    

I posti in cui Willie Nile, col titolo di questo lp, afferma di non essere mai stato potrebbero essere, metaforicamente, le classifiche di vendita e le heavy rotation radiofoniche, alludendo così alla sua strana e monca carriera artistica iniziata nei club del Greenwich Village nel '73 e culminata, tra l'8O e l'81, con l'uscita di due ottimi album: Willie Nile e Golden Dream. Pubblicati dall'Arista e prodotti da Roy Halee (Yardbirds e Simon&Garfunkel) e da Thom Panunzio (Tom Petty, Springsteen), entrambi i dischi sollevarono un notevole interesse attorno al suo nome non corrisposto, però, dalle vendite, del tutto trascurabili.
Originario di Buffalo, invaghito di Dylan e di Springsteen, Nile realizzò, con quei due dischi, del folk-rock brillante e dinamico, giustamente elettrico, aiutato dalla batteria di Jay Dee Daugherty e dal basso di Fred Smith, ex membri del Patti Smith Group; un pugno di canzoni dal forte aroma urbano scritte in qualche cafè del Village con un occhio a Baudelaire ed un altro al marciapiede della Wild Side. L'annuncio del suo ritorno è stato dato con un "cameo" in Vagabond Moon, sua canzone inclusa nell'ultimo Rocking Chairs, poi finalmente Places I Have Never Been ha posto fine alle voci sul "suo esilio" e ha riconsegnato vivo e vegeto uno dei più fini cantautori newyorchesi degli anni '80.
Pur non negando le fondamenta del suo rock chitarristico veloce e diretto, coniato sui versi di Dylan, le melodie dei Byrds e il ritmo di Buddy Holly, Willie Nile taglia corto coi romanticismi e le aspettative di chi voleva il solito prodotto da loser perdente ed incompreso e mette in dischetto (è disponibile solo il cd) undici canzoni piacevoli e vissute, corredate da testi vagabondi e ironici e perfettamente al passo coi tempi.
Nonostante le canzoni siano state scritte in periodi differenti ed il disco sia pubblicato solo ora, Places I Have Never Been mette in evidenza come l'autore, in tutti questi anni non abbia perso il treno del rock assorbendo suoni e tendenze e modificando quanto basta il proprio stile così da farlo sembrare fresco e moderno.