Torna, dopo un'assenza abbastanza lunga, Johnny «piccolo bastardo» Mellencamp e lo fa con un disco diverso, dopo due lavori diretti, ma nella norma, come il «corto» «
Dance naked» ed «
Human wheels». «
Mr. Happy go lucky», questo il titolo del disco, mostra un Mellencamp in mutazione, che si allontana da certe atmosfere tipiche per avvicinarsi a suoni abbastanza diversificati. Ad un primo ascolto non mi ha convinto, poi, lentamente, sono venuti fuori alcuni brani, brani che conservano le caratteristiche compositive del nostro, brani come «
Key West» (il singolo portante dell'album), «
Just another day», «
Mr. Bellows», «
Jerry», «
The full catastrophe», e già questo potrebbe bastare per rendere più interessante il disco.
Ma in altre canzoni John mostra di volere cambiare affidandosi al missaggio di Junior Vasquez e qui il lavoro diventa indubbiamente diverso ma stimolante. C'è un'alternanza di stili, un cocktail di idee, una varietà, voluta a tutti i costi, di generi musicali: non è più il musicista diretto e senza fronzoli di «
Lonesome jubilee» o il rocker duro e sfavillante di «
American fool»: John ha mancato, negli ultimi dischi, il grande bersaglio. Le sue vendite non sono state più allo stesso livello di quelle, eclatanti, della prima metà degli anni ottanta: ma allora il rock aveva un altro sapore, Seger e Fogerty, lo stesso Mellencamp e Springsteen, dominavano alla grande le classifiche: la musica nera, Prince a parte, non aveva questa grande esposizione e le nuove tendenze facevano fatica a farsi largo nel marasma delle pubblicazioni.
Oggi è tutto invertito, dominano le nuove tendenze e la musica nera, il rock tradizionale è passato in seconda linea e Mellencamp, che non si è mai accontentato di stare dietro le quinte, cerca di riuscire allo scoperto, con un suono volutamente diversificato. Ed ecco «
Mr. Happy go lucky», disco di varie estrazioni, talvolta di buona qualità, talvolta ancora meglio, talvolta no, che però ha il pregio di non nascondersi dietro a falsi paraventi: Mellencamp, nel bello e nel cattivo tempo, ha sempre messo in musica quello che pensava. John è ad un capolinea: vorrebbe vendere come una volta, ma non spiega alle leggi dello show biz. Il singolo iniziale del disco, la bella «
Key West», non è certo un brano molto radiofonico, è una bella canzone, questo sì, una canzone solida e gradevole, solare e fluida, ma non ha il passo per combattere con le canzoni cretine e prive di spina dorsale che dominano le attuali classifiche americane.