JOHN MELLENCAMP (Dance Naked)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  30/01/2004
    

A soli dieci mesi di distanza da «Human Wheels», disco dell'anno '93 per i nostri lettori, John incide e pubblica un nuovo album. «Human Wheels» aveva richiesto lunghe prove e la riincisione di molti brani per un totale di sette mesi di lavoro: per contro «Dance naked» è un instant album: solo 14 giorni per inciderlo, dopo averlo pensato e predisposto in un tempo altrettanto breve. È il secondo instant album di Mellencamp: il primo «Uh huh» aveva richiesto solo 16 giorni.
«Dance naked» è un disco semplice ed immediato: puro rock'n'roll, suonato in modo diretto e senza fronzoli. Mellencamp ha coinvolto nelle sessioni il suo batterista di sempre Kenny Aronoff, e non avrebbe potuto fare altrimenti in quanto senza il suo suono vigoroso la sua musica avrebbe probabilmente un altro spessore, quindi, più o meno in tutto il disco, il chitarrista (ex Hearts & Minds ed ex Jason & the Scorchers) Andy York, poi Mike Wanchic (che co-produce con John) ed il bassista Toby Meyers (ma il basso è quasi totalmente assente nel disco!!!) e, ancora, Jimmy Ryser, un altra chitarra, e, alle voci in qualche canzone, Lisa Germano e Pat Peterson.
La musicista più appariscente dell'album è indubbiamente la nera Me'Shell NdegèOcello, che suona il basso e canta in «Wild night» (scritta da Van Morrison per il suo album del '71 «Tupelo honey»): è il primo duetto con una voce femminile che l'ex ribelle dell'Indiana incide per un suo album, in altri dischi ha usato delle voci, ma mai per un duetto vero e proprio. E «Wild night» è un gran pezzo: basso leggermente funky, due voci da battaglia, una chitarra fulminante e la canzone che scorre via che è un piacere. Potrebbe essere quel singolo che John va cercando da qualche anno, dal tempo di «Pop singer» (1989): «Wild night» ha tutte le carte in regola per diventare un numero uno. «Dance naked» è il classico disco che non ti aspetti: è ruspante, immediato e volutamente rozzo. Non è curato nei minimi dettagli, quasi fosse una copia in brutta: Mellencamp torna alle sue origini: musica secca, chitarra in evidenza, batteria poderosa e voci.
Niente altro. Ed il basso solo in qualche brano. Per una superstar è un passo abbastanza coraggioso: c'è la voglia di semplicità in questo disco e, fatto non trascurabile, ci sono quattro grandissime canzoni: oltre a «Wild night», anche la title track, «When Margareth comes to town» e «Another sunny day 12/25». Il resto è solido rock, picchiato con gusto e schitarrato con durezza, le canzoni sono tipicamente «cougariane» (uso voluto del vecchio pseudonimo perché questo album ci riporta ad «American fool» ed «Uh huh»).
L'unico difetto del disco, che mostra la sua forza proprio nella sua immediatezza e nella sua voluta rozzezza, è la brevità: solo mezz'ora. Ma è tale la sua compattezza che la brevità potrebbe essere anche un pregio. All'inizio, durante i primi ascolti, non ero molto convinto da questo album, ma poi, via via che le canzoni mi entravano, ho capito che «Dance naked» è l'ennesimo grande tassello di un rocker puro come un diamante: niente sintetizzatori, nessuna sovraincisione, solo una manciata di canzoni, pochi strumenti, la sua voce…