JOHN MELLENCAMP (Whenever We Wanted)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Ricapitoliamo. Dopo quattro dischi destinati ai collezionisti, nel 1982, John Mellencamp detto Cougar, di Seymour Indiana, sbanca le classifiche americane regalando l'ultimo romanzetto sui ribelli senza causa. Jack And Diane, il titolo della canzone e American Fool quello dell'lp. Che non sia un romanzo rosa lo si capisce l'anno seguente quando arriva Uh Uh, grandissimo tributo agli Stones di Exile e quando uno spaventapasseri sporco di sangue elegge il "piccolo bastardo" a portavoce di un Midwest povero ed emarginato, orgoglioso della propria cultura contadina ma irrimediabilmente battuto dalla politica fiscale reaganiana. Smallltown è l'inno del farm-Aid e Scarecrow il giusto incontro tra il Dylan di John Wesley Harding, e lo Springsteen di Nebraska.
Come se non bastasse, il nostro accelera la ricerca delle proprie origini rurali introducendo nella quadrata line-up della band un violino ed una fisarmonica di estrazione montana (gli Appalachi ma anche l'Irlanda) ed inventando con The Lonesome Jubilee una brillante ed originale versione di roots rock, questa lascia un segno esplicito nel panorama internazionale e malgrado è il cugaro continui a risiedere nell'Indiana, tra corse in moto e feste con amici di vecchia data, il suo sound diventa maledettamente trendy, tanto che da questa (Rocking Chairs) e dall'altra parte dell'Oceano (Los Lobos, il nuovo Bob Seger, Will Massey, Raindogs) sono in molti a correre verso le calde e malinconiche atmosfere del suo home-cooking. Non contento dello stufato e della torta di mele, John Mellencamp ex Cougar si tuffa a capofitto nei doveri e nelle responsabilità del capofamiglia cantando, in modo un po' troppo dimesso e lagnoso, l'ode al Grande Papa.
Big Daddy l'ultimo capitolo della maturazione dell'artista, almeno fino a che Whenever We Wanted non scombina ogni più naturale previsione. John Mellencamp, (niente Cougar da qui in avanti, come desidera l'interessato) giocando d'attacco ha spiazzato di nuovo tutti togliendo violino, fisarmoniche e ballate e regalando un disco che è la quintessenza del rock'n'roll di questi ultimi anni. Quasi a voler sottolineare il ritorno dell'hard-rock nell'ascolto delle nuove generazioni ed il recupero di uno stile succinto e asciutto, Mellencamp ha ridotto all'osso la strumentazione e ha ridato la leadership del proprio sound alle chitarre elettriche.
Che rimangono quelle di Mike Wanchic, vecchio compagno d'armi del cantante, aggiunte a quelle di David Grissom, fenomenale tagliabudella di origine texana che molti di voi avranno conosciuto nella recente produzione di Joe Ely. David Grissom, a detta di Ely, di Calvin Russell e di altri musicisti, è la chitarra più incandescente dell'attuale rock USA, un musicista in grado di unire alla consueta dieta di blues, Stones ed Hendrix la tecnica e la fantasia dell'improvvisazione, eredità di una gioventù a contatto con numerosi dischi di jazz.