Figlio d'arte,il padre vinse un premio Pulitzer con la novella THE LAST PICTURE SHOW (da cui il film L'ULTIMO SPETTACOLO di Peter Bogdanovich),
James McMurtry esordisce alla fine degli anni ottanta con l'aria malinconica e dimessa di chi si è fermato dieci anni prima. Capelli lunghi spettinati, occhialini alla Lennon, giacca irreperibile anche ad un mercato delle pulci, smorfia di disgusto,
James McMurtry sembra sottindendere un presente ben più stolto del passato.
Su una strada polverosa ed una vegetazione stecchita dal freddo, eloquente sfondo di copertina del suo
TOO LONG IN THE WASTELAND, McMurtry ritrova lo spirito amaro e laconico delle canzoni di treni e di vagabondi. Ma mai come in questo caso si tratta di tessere le lodi disperate ed innocenti ad un nuovo folkie del Coast To Coast perché dietro il sibilo acuto di questo realismo post-reaganiano c'è una produzione (John Mellencamp) ed una strumentazione (Kenny Aronoff, Larry Crane, Mike Wanchic, John Cascella, ovvero la banda di Cougar) che difende il disco da qualsiasi retorica e noia. Quello di
James McMurtry, a partire dai pezzi più 'mossi',
Painting My Numbers e
I'm Not From Here, Too Long In The Wasteland e Poor Lost Soul, oltre a dispiegare testi di eccezionale maturità e forza espressiva, è rock di prima specie, scritto su linee ritmiche ossute e su chitarre secche e acidule, stretto parente di quella homecooking' music a base di folk, di country, di blues.
Il linguaggio perfetto per cogliere il paesaggio solitario ed il clima di scoramento di un micrograndecosmo d'America (il Texas ed in generale tutta la provincia americana) che come nel caso di THE LAST PICTURE SHOW nasconde nelle sue storie minute e nei suoi drammi quotidiani il senso dei grandi insegnamenti. Là, la tragedia finale si consumava mentre scorreva per l'ultima volta la pellicola nel cinema del paese, qui, più semplicemente, scorrono le parole sporche di blues di una novella vecchia più del cinema, che vuole l'uomo della strada sovraesposto alle possibilità della sua caduta, mai della vittoria. Accorato, struggente, lucido.