Molte la volte la vita è strana.
Doug Sahm ha sempre amato la musica country e la ha sempre suonata dal vivo e su disco, ma, nel corso della sua esistenza, non ha mai inciso un disco totalmente country. Questo rimane il suo primo ed unico disco del genere. Un disco dolce ed amaro, ma, a suo modo, un grande disco. Sahm era un puro, ha vissuto una vita allegra, disincatata, facendo quello che voleva ed è morto in sordina, senza clamori.
Negli ultimi anni della sua vita Doug aveva diviso la sua carriera tra la musica tex mex, con la sua creatura i
Texas Tornados, ed il blues, il blues del Texas, che era il suo amore primario. Ma per gran parte della sua vita aveva suonato musica country, mischiandola al blues ed al tex mex. Così ha voluto coronare un desiderio incidendo un disco totalmente dedicato alla musica country, e per il disco ha usato il soprannome che era solito usare quando suonava quel tipo di musica:
Wayne Douglas. Avrebbe dovuto essere il disco più radio friendly della sua carriera, quello che aveva delle chances per arrivare nei circuiti radiofonici di Nashville, ma il fato ha voluto che rimanesse soltanto un sogno, personale, tangibile, ma pur sempre un sogno. Il disco è bello, brillante, suonato con ardore e cantato con grande trasporto.
Doug è assecondato da solidi musicisti di studio come
Tommy Delamore, steel guitar,
Bobby Flores, violino,
David Carroll, basso,
Dan Dreeban, batteria e da amici di vecchia data come
Bill Kirchen, Ronnie Hickaby, Augie Meyers, Clay Blaker.
The Return of Wayne Douglas scorre fluido e gradevole ed è composto nella quasi totalità da canzoni scritte dalla stesso Sahm.
Ci sono anche due tributi a vecchi amici: una sentita rilettura di
Love Minus Zero/No Limit(dì Bob Dylan), che viene rinfrescata da una esecuzione limpida in cui violino e steel guitar danzano alla grande seguendo la travolgente melodia; e
They'll Never Take Her Love For Me (di Leon Payne) dove Sahm fa anche un tributo vocale all'amico di bevute, al vecchio pard texano. Il resto è farina del suo sacco, cantato con la solita vitalità e suonato in modo coinvolgente da un manipolo di solidi quanto esperti sidemen. La steel ed il violino sono i protagonisti assoluti del disco, con Sahm in forma smagliante alla voce, una voce un pò arrocchila che però non ha perso lo smalto dei tempi d'oro.
Ci sono solo tre canzoni nuove, e tra queste brillano l'ironica
Oh No! Not Another One, dal ritmo travolgente e dalla melodia totalmente country e la malinconica
Beautiful Texas Sunshine.
You Was For Real è un classico slow country suonato alla grande dalla house band di Sahm, che canta col cuore in mano, mentre
Cowboy Peyton Place è spedita come un treno, con violino e steel sugli scudi e la voce di Douglas che racconta un storia vecchia quanto il Texas una sorta di soap opera che parla di Austin. I testi sono per lo più bonari, dedicati alla vita, talvolta amari, talvolta goderecci, ma d'altronde Sham non è mai andato per il sottile, non era un raffinato, era uno del popolo e le sue liriche rispecchiavano la sua origine umile e la sua voglia di vita.
E la musica che questo disco trasmette è vitale, allegra, triste, coinvolgente, romantica, sfrontata. Fa piacere risentire vecchi classici come
Dallas Alice, Yesterday Got in The Way oppure Texas Me che forse avrebbero dovuto essere incisi in questa maniera, ma, alla fine, il sogno è diventato realtà, anche se poi la realtà si è rivelata molto amara ed il sogno è svanito. Un bel disco, che ci lascia un sapore amaro in bocca: ascoltandolo sentiamo un nodo allo stomaco, e ripensiamo al cowboy texano, sempre allegro, sempre sorridente, sempre pronto alla battuta. Quello era
Doug Sahm e questa è la sua musica.