WILL T. MASSEY (Will T. Massey)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Un gioco degli specchi quello tra i nuovi rocker della strada e la loro immagine antica. C'erano sul selciato della strada maestra Willie Nile, James Elliott Murphy, John Cougar pre-Mellencamp, uomini in giacca di cuoio che giocavano a ribattino coi fantasmi di un certo Zimmerman del Minnesota e di tale Springsteen, italo-olandese del New Jersey. Il gioco piacque e incravattati signori delle città dell'Est e dell'Ovest accorsero a prestare orecchie e soldi a quei born to loose dall'aria triste e la poesia in bianco e nero. Erano i fottutissimi anni '70 che diventavano '80; il rock a stelle e strisce aveva bisogno di sobrietà dopo i kili di coca e gli ettolitri di alcol entrati nel backstage. Nacque un genere e con esso un mito.
Che oggi, primo anno del nuovo rinascimento, sembra brillare nuovamente a causa di una ricerca emotiva condotta su nuovi binari. Cambia il tipo di macchina, la Cadillac o la Chevy cedono il posto alle odiate giapponesi ma il cuore è comunque affamato di una casa e la strada è sempre lì, a simboleggiare un mondo in cui si sta stretti e da cui, nel bene o nel male, con meta o senza, si vuole fuggire. Dopo James McMurtry, dopo il ritorno di Nile, dopo l'acuto rosa di Ashley Cleveland, dopo il "quarto mondo" di Calvin Russell la migliore novità è Will T. Massey, texano, di razza, cresciuto tra la banlieu del blues e Born To Run.
Il suo disco è difatti prodotto da Roy Bittan tastierista delle darkness on the edge of town e suonato da autentici campioni delle corse in macchina come i batteristi Kenny Aronoff e Jim Keltner ed il chitarrista "spezzacuori" Mike Campbell. Un mondo antico, sublime e poetico, che manipola rock come fosse il pass per la porta del paradiso e regala al ragazzo della stella solitaria il vangelo per convincere uomini e donne che la vita è "una mezzanotte lunga un giorno". Will T. Massey ha carte in regola per trafiggervi il cuore, una voce disperatamente consolatoria e dieci storie out of time, come e più di quelle dei REM. Il film è in bianco e nero, ma i ricordi hanno il colore delle stagioni felici.
Sono sicuro che Will T. Massey è solo il primo di una lunga serie di meritati e bravi eredi della tradizione di stampo folk della musica di Springsteen (e di Murphy?). Il suo album di debutto (che porta il suo stesso nome) è stato prodotto da Roy Bittan, il bravissimo pianista di Springsteen, e da Thom Panunzio (che fra l'altro ha lavorato in tanti album di Bruce ed in alcuni miei). Will T. ha reclutato alcuni bravi musicisti di L.A., tra cui l'Heartbreaker Mike Campbell, il batterista Jim Keltner (ricordate il disco di John Hyatt Bring The Family!), lo straordinario batterista di John Cougar, Kenny Aranoff e, dulcis in fundo, la leggenda chitarristica di L.A., Waddock Wachtel.
Ma quello che è straordinario, per quanto ho potuto ascoltare, è che questi artisti non offuscano la bravura né la voce di Massey, che ne esce molto chiara. Le sue parole riescono a catturare l'attenzione, trasmettono contrastanti sensazioni. Se vi piace Bruce anche se possedete uno o due dei miei dischi provate ad ascoltare Massey, ne sentirete delle belle.