LYLE LOVETT (Step Inside This House)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Lyle Lovett è un iconoclasta. Al pari di Tom Waits, anche se musicalmente sta agli antipodi, il texano dal ciuffo ribelle non ama la ribalta, si fa fotografare di rado e, malgrado sia un personaggio pubblico, appare il meno possibile. Ha inciso poco, sette album in dodici anni, ed ha saputo costruire un personaggio che, al pari del musicista, si distingue per eclettisimo e spiccata personalità. Lovett, che ha esordito nel 1986, è uno dei più interessanti e personali autori venuti alla luce nella scorsa decade. Falsamente etichettato come cantante country ha mostrato di avere ben altre radici ed un talento oltre la norma.
Le sue fonti ispirative si possono collocare nel cantautorato anni settanta: le sue radici si riscontrano nelle composizioni di Randy Newman, Guy Clark, Bob Dylan, Jesse Winchester, Jerry Jeff Walker, Townes Van Zandt e James Taylor. Infatti il nostro unisce un non comune stile, che si espleta in arrangiamenti diversificati che vanno dal big band jazz al folk, dal pop al country, dallo swing al rock, con una vena lirica tagliente e romantica al tempo stesso, che cura il dettaglio minimo ma che sa spaziare su orizzonti molto approfonditi.
Insomma Lovett è un cantautore fuori dal comune, ombroso e curioso, che ha un tocco molto personale e che non sciupa il suo talento, ma lo misura, come molti dei musicisti che lo hanno ispirato. Fa un disco ogni tanto, quando ne ha voglia, quando si sente. Raramente esce dagli Usa, la stampa non lo interessa e solo in un caso, cioè la sua breve unione con l'attrice Julia Roberts, è andato a finire sui tabloid: l'esperienza non deve essere stata delle più interessanti, tanto che il nostro ha preferito allontanarsi in punta di piedi dalla scomoda ribalta. Step Inside This House è un doppio CD che contiene poco più di ottanta minuti di musica (e qui sta l'unico appunto all'autore, una canzone in meno ed il tutto poteva stare in solo CD: ma il corposo libretto allevia la critica). È il suo primo disco di covers (NON contiene brani suoi) ed è un viaggio a ritroso nel tempo, nella sua (e nostra) memoria, con stili musicali molto diversificati.
Se Road to Ensenada riabbracciava tematiche country, lasciate dal tempo di Pontiac, questo nuovo lavoro ci consegna un Lovett a 360 gradi: infatti il disco esplora, attraverso le canzoni di autori che il nostro ha sempre amato, i vari stili che hanno contrassegnato la sue eclettica carriera. Lyle fa omaggio ai suoi eroi, a coloro che hanno influenzato il suo stile, ma non lo fa attraverso nomi altisonanti, bensi personaggi minori, alcuni persino sconosciuti ai più, quasi a decretare definitivamente la sua voglia di restare nell'ombra, di celarsi dietro ad un voluto anonimato. Niente Newman o Dylan o Taylor, ma solo musicisti meno noti, texani, amici di vecchia data, vati ispiratori, gente che ha inciso poco, gente che non è nessuno, gente quasi dimenticata: il tutto visualizzato, come è nello stile di Lovett, con un bianco e nero molto old fashioned, attraverso una serie di fotografie che inquadrano gli autori e l'interprete, gli autori senza l'interprete.
Bianco e nero, come la sua musica, piena di fascino ma dal sapore volutamente retro. Due CD, ventuno canzoni, ed un libro di cinquanta pagine, con tutti i testi. Lyle paga un tributo ad autori come Steven Fromholz, Guy Clark, Townes Van Zandt, Eric Taylor, Vince Bell, Walter Hyatt, Willis Alan Ramsey, David Rodriguez, Michael Martin Murphey, Robert Earl Keen, quindi aggiuge due traditionals. Ma, fingendo di ignorare gli autori, si fa fatica a trovare il bandolo della matassa, in quanto Lovett personalizza le sue interpretazioni, tanto che sembrano tutte sue canzoni: infatti non va a prendere i brani più noti, ma canzoni a lui care, meno note, poco conosciute, canzoni che mostrano comunque il valore degli autori e la bravura dell'interprete. Lo aiutano musicisti di prima scelta come Jerry Douglas, Russ Kunkel, Viktor Krauss, Matt Rollings, Dean Parks, Sam Bush, Stuart Duncan, John Hagen, Paul Franklin. La brava Alison Krauss presta la sua voce in varie canzoni, come pure David Ball e DesChamps Hood. Il disco si apre con la spedita e frizzante Bears, brano dal taglio country folk scritto dal dimenticato Steven Fromholz; segue Lungs di Townes, dal suono vibrante.
Step Inside This House è una intensa ballata di Guy Clark, uno dei migliori autori americani di sempre, più parco ancora di Lyle nel pubblicare dischi: tra le gemme del disco. Memphis Midnight, Memphis Morning (di Eric Taylor), è una folk ballad triste ed intimista; I'Ve Had Enough (di Vince Bell) ha la struttura della ballata texana, solo sfiorata dal country. Teach me About Love (del compianto Walter Hyatt) ha lo swing nelle note ed una vena interpretativa non comune. Sleepwalking (di Willis Alan Ramsey) è uno slow blues, jazzato e notturno, pieno di atmosfera; Ballad of The Snow Leopard and The Tanqueray Cowboy (di David Rodriguez) è una folk song intensa. Fresca e vitale More Pretty Girls Than One è una rilettura gioiosa del traditional bluegrass, e Lyle si avvale della doppia voce di Alison, mentre Douglas e Bush giocano di fino coi propri strumenti.
West Texas Highway (di Michael Murphey) è un country blues dal tessuto jazzato, ben distante dalla versione originale. Chiude il primo CD Rollin' By (di Robert Earl Keen), ballata in crescendo che gode di una interpretazione vocale di prim'ordine. Il secondo compact si apre con la straordinaria Texas Trilogy di Steven Fromholz. Tre canzoni distinte: Daybreak, uno slow blues dal tessuto armonico compiuto; Train Ride, sapida ballata folk rock, giocata benissimo su una strumentazione vivacissima; Bosque Country Romance splendida country-folk song, che ha un ritornello decisamente gradevole (in cui gioca un ruolo fondamentale la dolce Alison).
Il brano miglior del disco. Flyin' Shoes (del vecchio amico Townes Van Zandt) viene riletta con pathos e partecipazione; Babes in The Woods (di Walter Hyatt) sta tra canzone d'autore e blues notturno. Quindi ancora Townes e Walter, due persone che hanno lasciato un segno profondo nella vita del nostro, due amici che lo hanno lasciato ma che vivono nei suoi ricordi: Highway Kind (di Van Zandt) è rivista con una struttura folk rock, ma mantiene la sua tristezza di fondo, come d'altronde anche la dolce Lonely in Love (di Hyatt), una love song molto amara. If I Needed You è una delle canzoni più belle, ma meno note, di Townes: Lyle la rilegge con molta passione ne fa una versione definitiva, in cui il cuore gioca un ruolo primario. I'll Come Knockin' conclude l'omaggio ai due amici scomparsi: il brano di Walter è un gospel folk intenso e vissuto.
L'album si chiude con il traditional Texas River Song: altra prova di grande maestria. Lovett rilegge la canzone da par suo, la fa diventare un valzer lento, quasi una ninna nanna, ma non perde di vista il pathos della melodia e l'intensità del testo. Grande versione. In definitiva un disco splendido, la prova più convinta e convincente di un musicista che fa musica per il puro piacere di farla, senza scopi reconditi. Puro, come l'acqua di fonte.