LYLE LOVETT (I Love Everybody)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  30/01/2004
    

Probabilmente quando leggerete queste righe il disco sarà già uscito, ma, al momento, ho in mano solo una cassetta senza note di sorta. Si sa solo che il titolo è «I Love Everybody» ma il disco è talmente bello che non ho resistito alla tentazione di scriverci sopra subito. Questo è il mio parere, dopo una bella manciata di ascolti: grande disco, grandissimo. Musicalmente è abbastanza spoglio, pochi strumenti (ma si riconosce la batteria di Kenny Aronoff), parecchia chitarra acustica, archi leggeri, un violino ed un piano ogni tanto, poi le sue canzoni: Lyle le ha scritte negli anni passati, anche dieci anni fa, le ha spesso cantate dal vivo, ma non le aveva mai messe su disco.
Le sue influenze country folk sono molto più appariscenti qui che in passato: siamo distanti, e molto, dalle sonorità piene, gospel e rock, talvolta anche sofisticate del grande «Joshua judges Ruth», ma la qualità, ed è quello che conta, è forse ancora più alta. Lyle gioca con la sua penna e va a fondo nelle sue radici di texano fuori dalla norma: «I love everybody» è un disco splendido, abbordabile, fresco, fruibile. In questo album Lyle crea un suono country ultramoderno, non più freddo come in passato, ma sempre distaccato dalla scena di Nashville. Vogliamo iniziare dalla canzone che da il titolo all'album, posta strategicamente in ultima posizione nella track list del disco? Bene.
Forse qualcuno di voi saprà che il signor Lovett è felicemente sposato con tale Roberts Julia, attrice hollywoodiana che ebbe grande, anzi grandissimo successo, con il film «Pretty Woman» in compagnia di Richard Gere. Questa canzone è dedicata a lei: non al personaggio pubblico, non all'attrice famosa ma alla ragazza dalle lunghe gambe. Fate attenzione al testo: «io amo tutti ma te in special modo... Non per le tue lunghe ciglia o per le tue labbra posate sul tuo viso / non per il tuo seno che il tempo non può cancellare / e non per le tue lunghe e magre gambe appoggiate sui piedi / la tua mente è la caratteristica che ti rende unica». Una bella dichiarazione d'amore, non trovate? Io ammiro gli americani per il coraggio di queste canzoni: ritmo ballabile molto old fashion, «distrutto» solo parzialmente da una batteria fuori tempo che rende ironico il brano. Testo semplice anzi semplicissimo, facilmente memorizzabile scritto però con poetica semplicità.
Al brano partecipano tutti gli amici di Lyle e per la cronaca anche la signora Lovett è presente nel coro finale. Molti critici hanno trovato in Lovett stili di scrittura molto simili a quelli di Randy Newman e il paragone a mio parere, è esatto. Lovett, come Newman, ama ritrarre le storie quotidiane con ironia che spesso cela una velata malinconia. Osservate le foto che corredano il booklet: evocano introspezione e tristezza, tipiche di un personaggio che ama lavorare nell'ombra senza farsi facile pubblicità. Nonostante abbia raggiunto le copertine delle riviste americane più popolari grazie al sorprendente matrimonio con Julia, Lyle non ha cambiato di una virgola il suo modo di vivere e di confrontarsi con la stampa. Ricordano Newman alcune canzoni di questo disco: «Fat Babies» ritratto amaro dello stile americano con il ritornello che ripete «Le ragazze grasse non hanno amor proprio» che riporta alla memoria «Short People» di Randy ripetuto insulto alle persone basse di statura.
Il brano termina con il doloroso pensiero che «è vero che le ragazze grasse non hanno amor proprio ma io preferisco comunque chi è bisognoso di orgoglio». Intelligente e ironico anche il testo di «Skinny Legs», gambe magre, questa volta non riferite ad una bellezza femminile ma ad un ragazzo fortunato. L'autore infatti reputa che il successo del ragazzo sia dovuto unicamente alle sue lunghe e magre gambe e per questo lo invidia caldamente: il brano, con la voce sommessa e con l'intelligenza accesa, è tra i migliori dell 'album. Ancora più geniale mi sembra «Hello Grandma», strana conversazione via cavo tra l'autore che telefona ad una ragazza che non sente da molto tempo e dall'altro capo del telefono gli risponde la nonna.
L'anziana signora chiede allo sconosciuto «young man»: «State forse cercando Katie?» «No signora cercavo un'altra sua nipote». «Ah l'altra. L'altra si è sposata e vive a Chicago. Suo marito è molto bello, è lei è molto innamorata. Lui proviene da una famiglia è molto ricca, possiedono un giornale e una discoteca...». «Nonna scusi ma è il 924-8838; ah, devo aver sbagliato numero...». Come rivela in una intervista questa avventura telefonica è avvenuta realmente e Lyle ha preso spunto da questa incomprensione per confezionare questo ritratto ironico.
Lo studio delle ragazze grasse continua con l'ottimo blues di «The Fat Girl» dal testo molto amaro steso su accordi di chitarra, basati su un'idea di Lightnin' Hophins (grande rural bluesman scomparso negli anni Ottanta) ripresi da Townes Van Zandt e mostrati a Lyle Lovett da Eric Taylor nel retro del Anderson Fair Retail Restaurant, Houson, Texas nell'Ottobre del 1979. Quando si dice la precisione. Da un punto di vista poetico segnalerei poi la dolce «Moon Over My Shoulder» mentre geniale l'inizio e la conclusione del brano sono caratterizzati dai rumori di un trasloco è senz altro «Good Bye To Caroline», l'addio agli stati del sud per andare a cercare fortuna nella ricca e soleggiata California. Cinica infine, al punto giusto è poi «Creeps Like Me»: la nonna aveva un dente d'oro che adesso, alla sua morte, trasformato in anello, fa bella mostra di se sull'anulare del nipote.
Tutti i brani sono stati composti da Lovett e solo «Fat Babies» è stato scritto, nel 1989, in compagnia di Eric Taylor. Alcune canzoni sono del 1983 mentre quasi tutti i brani sono stati scritti recentemente dal musicista americano: tra questi, solo «Just The Morning» appare leggermente datata nell'evoluzione intimista della struttura musicale. Grande album, ricco di spunti intelligenti, ben suonato, ben arrangiato che lascia all'ascoltatore il desiderio di riascoltare i brani per approfondirne la conoscenza. Lovett si rivela così un personaggio di prima grandezza e sono certo che i lettori del «Buscadero» sapranno apprezzarne il valore: basterebbero al proposito l'ascolto di «Record Lady» per collezionisti di dischi ed altro ancora o di «Old Friend» per anime sensibili. Certamente tra i migliori del 1994.