Il recente album
Joshua Judges Ruth abbandona in parte quest'ambito per introdurre il gospel e la church music 'negrizzando' così i nuovi orizzonti di Lovett. A cominciare dal sublime coro a sei voci di
Church, il gospel ed in generale la musica nera da chiesa sono l'anima del nuovo lavoro, il cui titolo fa riferimento al Vecchio Testamento.
Disco complesso (la produzione è di George Massenburg) con canzoni elaborate dal punto di vista delle melodie e degli arrangiamenti, ricco di sfumature, di pause, di riferimenti e citazioni,
Joshua Judges Ruth è l'apice dell'elaborazione di Lovett che si priva della semplicità contagiosa delle sue prime ballate per un blend più sonoro e ricercato. Al disco partecipano Rickie Lee Jones in
North Dakota, un pezzo scritto col 'mitico' Willis Alan Ramsey, e Emmylou Harris, oltre alla big band di Lovett.
In mezzo a tanto gospel, swing, blues, country e songwriting, il viaggio di Lyle Lovett sembra arrivato ad una meta. La sua musica e le sue liriche assemblano dentro una coreografìa sudista le migliori anime della musica americana: la coolness intellettuale di Byrne e il cinismo di Lou Reed, le ricerche negli idiomi popolari di Ry Cooder e il surrealismo alla carta vetrata del fu-Lowell George, il romanticismo desperado di Guy Clark e il freddo Texas delle cronache dei motel. Ce n'è di che eleggerlo presidente. Almeno di Paris-Texas.