GB LEIGHTON (Come Alive)
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  Recensione del  30/01/2004
    

Come nel caso della band di Scott Laurent ecco un'altra sorpresa di quelle che lasciano di stucco. Chi è questo Brian Leighton, leader della band che stiamo presentando? Il gruppo, già al secondo disco (l'esordio si intitola «One time, one life»), mostra una sicurezza nei propri mezzi, una qualità nel comporre che ci lasciano a bocca aperta: sembrano dei vecchietti navigati (ma invece sono ragazzoni di primo pelo), hanno un suono solido e sapido, la voce è ben impostata e la band (un sestetto: Duke Kremer, Buzz Brady, Randy Baugher, Johnny Vincent e Tony Kamana) segue il leader con la precisione di un orologio svizzero. G.B. Leighton vengono da Minneapolis, come Scott Laurent e, assieme ai Billy's fanno parte della nuova scena rock locale. Rock classico, con influenze mellencampiane e springsteeniane, musica limpida e pura, semplice e diretta, senza arzigogoli: chitarre ben impostate, ritmica trainante, voce adeguata.
Il resto lo fanno le canzoni: «Hearts of stone», di grande presa, «True to love», bellissima, «Man in the moon», rafforzata da una armonica, «Killjoy», con Bruce nelle vene, «Two hearts run», molto melodica, e via di questo passo tra rock epici, ballads americane al cento per cento, musica sana, senza sovrastrutture, senza frivolezze di sorta. Musica diretta, ma fatta con quel gusto e con quel piacere di farla che solo chi ha del talento e della passione riesce a mettere in opera. Da non sottavalutare: al disco partecipano anche, in qualità di ospiti, musicisti come Bill Lloyd, Garry Tallent, Bruce McCabe, Jody Shaver. Un nome da memorizzare: G.B. Leighton.