JIM LAUDERDALE (Whisper)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Quello di Jim Lauderdale è un disco che ha tutti i requisiti per trovare il suo spazio nell'ambiente della country music, che ha tutti gli ingredienti per piacere un po' a tutti: è sufficientemente ruvido per essere apprezzato dagli outsiders e ha le sue punte di dolcezza e conformismo per strizzare l'occhio anche a Nashville e dintorni e aprirsi così un varco sulle onde FM delle radio country. Ma Jim non è un mestierante qualsiasi, ha fiuto e buon senso, pertanto riesce a confezionare un prodotto valido sotto tutti gli aspetti; il cuoio non è ammorbidito nella melassa, non manca (quando serve) una dose muscolosa d'elettricità e la tradizione è rinnovata senza perdere la sua identità. Nulla a che vedere con elementi dell'area «no depressìon», ma solo un album di country music ben fatta e senza cadute di tono.
I termini di confronto sono poi talmente tanti che ognuno di noi troverà certamente più di un accostamento che ad altri è sfuggito. A fianco del ragazzo ci sono musicisti rodati con una solida esperienza come Richard Bennett acoustic guitar; come Buddy Miller electric guitars e cori, Glen Ducan violino e mandolino. «Goodbay song» è più di un piacevole e accattivante brano d'apertura e ti cattura immediatamente. «We're gone», da parte sua, è gradevole e ricreativa. Brani come quello che da il titolo all'album o come «It's jard to keep a secret anymore» o la piacevole «She used to say that to me» hanno il passo di classiche ballate countreggianti.
Toni evocativi si confondono con dosati scatti elettrici in «Without you here it's not the same» mentre «What do you say to that» ha, invece, un'impronta pressoché californiana.
«Sometimes» e «Take me down a path» sono due songs discretamente impostate e caratterizzate da una dose d'elettricità pungente, ma abbastanza ordinarie. «You're tempting me» è ben fatta e si muove su una scia approssimativamente honky tonk con elementi boogie, ma preferisco senz'altro «Hole in my head», un buon brano (scritto a quattro mani con Buddy Miller) che ha un piglio rock bello tosto e che dal vivo farà scintille; sono sicuro che piacerà anche a Steve Earle.
Infine, Lauderdale omaggia le proprie radici e ci saluta con «I'll led you home», una canzone acustica d'impostazione bluegrass alla quale partecipano Ralph Stanley & the Clinch Mountain Boys. Non è un capolavoro, ma un album discretamente stuzzicante; da sentire in macchina.