Quello di
Jim Lauderdale è un disco che ha tutti i requisiti per trovare il suo spazio nell'ambiente della country music, che ha tutti gli ingredienti per piacere un po' a tutti: è sufficientemente ruvido per essere apprezzato dagli outsiders e ha le sue punte di dolcezza e conformismo per strizzare l'occhio anche a Nashville e dintorni e aprirsi così un varco sulle onde FM delle radio country. Ma Jim non è un mestierante qualsiasi, ha fiuto e buon senso, pertanto riesce a confezionare un prodotto valido sotto tutti gli aspetti; il cuoio non è ammorbidito nella melassa, non manca (quando serve) una dose muscolosa d'elettricità e la tradizione è rinnovata senza perdere la sua identità. Nulla a che vedere con elementi dell'area «no depressìon», ma solo un album di country music ben fatta e senza cadute di tono.
I termini di confronto sono poi talmente tanti che ognuno di noi troverà certamente più di un accostamento che ad altri è sfuggito. A fianco del ragazzo ci sono musicisti rodati con una solida esperienza come
Richard Bennett acoustic guitar; come
Buddy Miller electric guitars e cori,
Glen Ducan violino e mandolino. «
Goodbay song» è più di un piacevole e accattivante brano d'apertura e ti cattura immediatamente. «
We're gone», da parte sua, è gradevole e ricreativa. Brani come quello che da il titolo all'album o come «
It's jard to keep a secret anymore» o la piacevole «
She used to say that to me» hanno il passo di classiche ballate countreggianti.
Toni evocativi si confondono con dosati scatti elettrici in «
Without you here it's not the same» mentre «
What do you say to that» ha, invece, un'impronta pressoché californiana.
«
Sometimes» e «
Take me down a path» sono due songs discretamente impostate e caratterizzate da una dose d'elettricità pungente, ma abbastanza ordinarie. «
You're tempting me» è ben fatta e si muove su una scia approssimativamente honky tonk con elementi boogie, ma preferisco senz'altro «
Hole in my head», un buon brano (scritto a quattro mani con
Buddy Miller) che ha un piglio rock bello tosto e che dal vivo farà scintille; sono sicuro che piacerà anche a
Steve Earle.
Infine, Lauderdale omaggia le proprie radici e ci saluta con «
I'll led you home», una canzone acustica d'impostazione bluegrass alla quale partecipano Ralph Stanley & the Clinch Mountain Boys. Non è un capolavoro, ma un album discretamente stuzzicante; da sentire in macchina.