TWO COW GARAGE (The Wall Against Our Back)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  22/12/2004
    

Ci sono "i discepoli" e ci sono poi "i discepoli dei discepoli", in un metaforico albero genealogico del rock'n'roll che non sembra avere mai fine. Ovvio che ad ogni passagio si perda una cospicua parte dell'ispirazione iniziale, nonostante possano sopperire fattori come l'entusiasmo e la passione. Ascoltando il secondo cd dei Two Cow Garage, scalpitante trio di Columbus, Ohio, con cui ci eravamo già incrociati per il precedente Please Turn the Gas Back On, non si può fare a meno di scoperchiare un baule pieno di ricordi, i quali, per quanto restino recenti, sono ormai stardard assodati del rock americano.
L'urto elettrico che sprigionano My Corcern o Make it Out Alive è diretto discendente tanto delle rasoiate country-punk degli Uncle Tupelo di No Depression quanto degli Slobberbone di Barrell Chested (Good for Nothin' avrebbe fatto un figurone). Il teorema è svelato dalla presenza di Brent Best, leader di questi ultimi, in qualità di produttore: tiene a bettesimo dunque dei figli prediletti e svolge il compito con dovizia, creando un muro di chitarre di una compattezza invidiabile.
The Wall Against Our Back (a propostito, un punto in più ai Two Cow Garage per la bellezza dei loro titoli) non scriverà assolutamente un nuovo capitolo nella storia del roots rock di provincia, ma galoppa che è un piacere, sbuffando un country-rock ribelle, che bada al sodo e non si vergogna di arrivare in seconda battuta. Micah Schnabel (voce e chitarre), Dustin Harigle (batteria), Shane Sweeney (basso) hanno esattamente settant'anni in tre, una vita da spendere sulla strada (si sono fatti 332.000 miglia in due anni, suonando in ogni buco disponibile) e canzoni che parlano di sogni e solitudini.
Piacciono perché sono autentici, poco importa che il rauco rock'n'roll di 4135 e Smell of Blood suoni familiare a chiunque sia cresciuto con l'alternative-country, oppure che Burn in Hell possa passare per una racuca ballata dei Drive by Truckers (in più ci sono il piano di Scott Dumbom e la pedal steel di Ward Williams). Le pretese dei Two Cow Garage si fermano probabilmente ad una buona cassa di birre, tanto è vero che si sono scelti due cover sconosciute da interpretare, Alphabet City dei Lillybandits e Hillbilly dei Big Back Forty, due glorie locali che loro adorano più di qualasiasi rock'n'roll star. Anche questo è un segno tangibile che del music business i Two Cow Garage non sanno assolutamente che farsene.