DAN ISRAEL (Time I Get Home)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  22/12/2004
    

Dan Who? Così s'intitolava un suo disco del 2000. Di tempo non ne è passato ma Dan Israel, album dopo album, noi di Rootshighway lo abbiamo conosciuto bene. Grazie alla sua prolificità, abbiamo appurato l'onestà innata dei suoi dischi che, con Time I Get Home, arrivano già a quota sei. Dan, per chi non lo sapesse, è un cantautore trentatreenne di Minneapolis (leader dei Cultivators, ndd) che propone un validissimo roots-rock con tutte le influenze del caso, dai Byrds a Dylan, passando per i più contemporanei Jayhawks e non solo.
Infatti, il suo può essere definito un surrogato del jingle-jangle, realizzato però da chitarre sicuramente meno aperte, velato di power pop e con un suono talvolta incessante ma ponderato, nel quale le parole hanno un valore rilevante: Dan affronta da sempre i temi della quotidianità, quali amore, solitudine, speranze e frustrazioni. Anche l'acustico delle chitarre ha un peso rilevante, in particolar modo in questo nuovo lavoro: registrato nella cantina di casa, in compagnia David J.Russ (ex-Cultivators, alla batteria) e Peter Sands (membro degli Honeydogs, alle tastiere), Time I Get Home trova dunque nel folk raffinato (con pedal steel, batteria ed intrecci, come in On Our Way, Don't Turn Away e Windowsill) e nel country blues (di Better Road) un'alternativa brillante al rock di All The Phonies, al roll di hammond e chitarra della solitaria Somebody Better e all'alternative-country canonico di Come To Me.
Interessante risulta anche Brings You Back: la canzone prende a prestito lo stile recente di Elliott Murphy ricordandoci, in una versione più elettrica e country, la sua Dragon in Soul Surfing del 2001. La voce leggermente rauca, infine, non senza una forma musicale basata su tre accordi e qualche assolo azzeccato, fanno di Time I Get Home un disco gradevole, capace di far trascorrere piacevolmente tre quarti d'ora di musica, di buon roots-rock.