Sappiamo tutti com'è andata, chi ha vinto e chi ha perso. Buffo, quindi, buffo in modo triste e tenero al tempo stesso, che esattamente il giorno dopo l'annuncio della vittoria di George W. Bush alle presidenziali americane abbia trovato una distribuzione qui da noi il nuovo lavoro di
Dan Bern, un ep da 8 canzoni sottotitolato con un eloquente "
music to beat Bush by".
Operazione inutile, quindi? No, signori miei, assolutamente no, perché di buona musica, di musica capace di vibrare al ritmo della propria coscienza e di far muovere in contemporanea i fianchi e il pensiero dell'ascoltatore, non ce n'è e non ce ne sarà mai abbastanza. Va detto che, di solito, premesse squisitamente politiche faticano a tradursi in risultati ragguardevoli sotto il profilo artistico, mentre
My Country II, al contrario, mi sembra una delle cose più belle mai incise dal nostro Danny.
Non scherzo, qui c'è talmente tanta rabbia, una scrittura così fervida e immaginifica, delle melodie talmente immediate e una band - la consueta
International Jewish Banking Conspiracy - di simile affiatamento che sarebbero sufficienti a far volare alto non dico un piccolo extendend, bensì un intero cofanetto da 10 cd.
L'incedere dylaniano della strepitosa
President, le cadenze western della sardonica
Sammy's Bat, le chitarre aguzze di una
Tyranny in odor di Elvis Costello, la sofferta ballad
Ostrich Town, l'ironia raggelante di una
After The Parade giocata tra chitarra e pianoforte ("…
come sono stato felice di trovare qualcuno che spingesse la mia sedia a rotelle, quando la parata è terminata…"), il rock'n'roll pestone e frammisto reggae della title-track, lo spartano madrigale acustico inscenato in quella
The Torn Flag che fu di Pete Seeger e la sintetica malinconia di una
Bush Must Be Defeated di assoluta perfezione sapranno inchiodarvi all'ascolto come poche altre cose della stagione discografica oramai al capolinea. Sappiamo tutti com'è andata, dicevo, ma queste canzoni sono bellissime.